Il paziente F. L. di anni 54 viene in studio per la perdita della ricostruzione, eseguita molti anni prima in posizione 2.4.
La mancanza della corona, con un residuo radicolare non facile da isolare, ci impone un allungamento di corona clinica con elettrobisturi per poter isolare il campo in modo da ottenere un sigillo efficace e stabile (figg. 3, 4, 5).
Dopo aver rialesato e disinfettato con ipoclorito, clorexidina e BioAkt (recente prodotto a base di sali d’argento e acido citrico molto promettente) entrambi i canali, rispettando i parametri forniti dalla letteratura, rispetto alla cresta ossea ci troviamo a una scelta controcorrente.
La scarsa lunghezza dell’elemento ci fa riflettere sull’impiego classico di perni in fibra, che per onore di cronaca, nonostante il rispetto delle procedure, possono dare esito a decementazioni, in casi come questo dove la lunghezza totale dell’elemento è insufficiente.
Un perno moncone fuso, un discreto compromesso, ci obbligherebbe a un passaggio dal laboratorio con tempi che il paziente al momento non dispone.
Riesumiamo per questo le viti Dentatus che, anche se molto discusse, hanno comunque rappresentato un’epoca e non certo di insuccessi peggiori di molte tecniche attuali.
Serriamo al minimo torque possibile, dopo aver eseguito i protocolli classici per l’adesione e confidiamo in una procedura eseguita con la massima delicatezza per salvaguardare al meglio la dentina e scongiurare pericoli futuri di possibili fratture.
Confidiamo nel cerchiaggio coronale per stabilizzare meccanicamente tutta la struttura.
Monitoreremo nel tempo per avere valutazioni a distanza, anche se i presupposti operativi e il risultato finale ci confortano.
Abbiamo atteso i tempi di rigenerazione della mucosa prima di procedere a un’impronta definitiva.
La presa del colore è stata indaginosa in quanto il paziente è stato curato da piccolo con tetracicline.
Siamo ricorsi a una visione diretta da parte del nostro tecnico per avvicinarci il più possibile al colore nelle sue dimensioni croma, tinta e valore (fig. 11).
Non è stato indolore ma, alla fine, siamo riusciti a ottenere un discreto camuffamento nelle prove del sorriso (fig. 13).
L’avulsione e la sostituzione implantare, seppur condivisibile e certamente privilegiata da alcuni, non ci avrebbe però regalato le stesse soddisfazioni.

Aldo Crespi
Libero professionista a Corsico (Milano)
Penso anch’io che le vecchie tecniche non vadano dimenticate e vadano ancora usate ove possibile. L’impianto potrà esser fatto anche in un secondo momento.
Ovviamente, caro Collega la penso esattamente come te, sono state demonizzate alcune tecniche del passato, come ad esempio i perni moncone responsabili di molte fratture secondo alcuni, fatto incontestabile se il perno moncone non rispetta alcuni criteri fondamentali.
Analoga cosa per le viti endo-canalari.
Un caro saluto e come sempre buon lavoro.
Aldo
Se la tua foto è recente, tu sei relativamente giovane.
Io ho pazienti con perni moncone fusi e con ricostruzioni su Dentatus+amalgama, che stanno in sede senza problemi da oltre 35 anni, laddove molti perni in carbonio si sono scementati dopo poco tempo, pur avendo seguito alla lettera la tecnica di incollaggio.
Non credo che ci siano tecniche da scartare a priori semplicemente perchè ritenute “vecchie” e non alla moda: se applicate seguendo la corretta metodica sono tuttora valide e, spesso, più economiche, più “sane” e più conservative per il paziente. Penso che oggi si estraggano elementi dentari con troppa facilità,
Ciao
Caro Collega,
ti ringrazio ma credo siamo più o meno coetanei, come avrai intuito il mio pensiero è molto simile al tuo. Il problema è la presenza di correnti che demonizzano alcune tecniche, magari perché solo datate. Anch’io come te ho casi controllo di 35 anni con perni moncone ad appoggio circonferenziale con perno passivizzato che stanno benissimo.
Non voglio aprire il vaso di Pandora ma potremmo approfondire anche la diatriba sull’amalgama in certi casi, ma sarebbe un ginepraio di opinioni.
Mi conforta la tua presenza su Dental Academy.
Un saluto e buon lavoro.
Aldo
spesso le scelte sono sempre state commerciali e nn cliniche,supportate dalla famosa letteratura ,chiaramente prezzolata,il discorso sarebbe troppo lungo da fare…
Saluti.
Caro Collega,
come non concordare con quanto scrivi, è la storia dell’Odontoiatria.
Comprendo che sarebbe come aprire il famoso vaso di Pandora.
Tuttavia lo spirito di Dental Academy è proprio questo, sforzarsi in mezzo al delirio quotidiano di scrivere il proprio pensiero.
Un caro saluto e come sempre buon lavoro.
Aldo