Paziente di 38 anni (Asa 1) si presenta alla nostra osservazione riferendo dolorabilità in corrispondenza dell’incisivo centrale superiore sinistro. All’esame clinico e strumentale (Cbct) si evidenzia un’infrazione verticale dell’elemento (fig. 1). In questo caso, purtroppo, il progetto prevede l’estrazione dell’incisivo centrale. Trattandosi di zona ad alta valenza estetica si è reso necessario un protocollo rigenerativo mirato a preservare i volumi ossei con possibile inserimento contestuale o differito dell’impianto. La paziente presentava dei restauri in resina composita di vecchia data nel settore anteriore che al momento non rappresentavano per lei un problema estetico, per cui si è deciso di non sostituirli con nuovi restauri o eventuali faccette in ceramica. È stato confezionato un Maryland Bridge in previsione di un possibile inserimento implantare differito.
Eseguita l’estrazione atraumatica dell’elemento si decide di non inserire l’impianto contestualmente e di procedere con la chirurgia rigenerativa. Non si utilizza membrana considerato che è stata preservata la teca ossea vestibolare, che di per se è la miglior “membrana” possibile di contenimento del biomateriale essendo biologica e rigida; per meglio chiudere e proteggere il sito di innesto del biomateriale e permettere la guarigione per prima intenzione è stato prelevato in “zona tuber” un adeguato opercolo gengivale, poi suturato in zona crestale con suture assorbibili PGA 5-0 (figg. 2, 3, 4 e 5).
Passati cinque mesi si è potuta apprezzare la buona guarigione dei tessuti e si è deciso di procedere quindi con la chirurgia implantare con tecnica flapless (fig. 6). Al fine di garantire una provvisionalizzazione immediata si è optato per un protocollo di sottopreparazione del sito al fine di acquisire valori di stabilità primaria superiori a 35 Ncm. La sottopreparazione è anche resa possibile dalla configurazione delle spire autofilettanti. Il provvisorio in Pmma è stato ribasato intraoralmente. Passate circa 12 settimane e dopo adeguato condizionamento dei tessuti è stata rilevata l’impronta master con transfer individualizzato adattato al profilo di emergenza realizzato con il provvisorio (figg. 8 e 9). La convergenza del collo intramucoso della fixture ci permette un miglior adattamento dei tessuti molli garantendo più spazio agli stessi; in questo modo è possibile realizzare dei manufatti protesici con profili di emergenza adeguati evitando di dover utilizzare abutment preformati troppo grandi e difficilmente modificabili nel tempo, nel caso in cui la situazione lo richiedesse. Al momento non è stato necessario realizzare innesto connettivale essendo adeguata la quantità di tessuto presente attorno al collo della fixture (figg. 10 e 11).
Si è finalizzato il caso con una corona in zirconia e ceramica feldspatica avvitata su T-Base, nel rispetto dei tessuti molli, condizione che ci garantirà il successo implantare nel lungo periodo (figg. 12 e 13).
In conclusione possiamo affermare che le moderne fixture implantari con collo intramucoso con profilo di emergenza convergente garantiscono un sufficiente spazio per i tessuti molli e possono offrire un risultato esteticamente accettabile nella preservazione dei volumi, anche in assenza di chirurgia mucogengivale; a tutt’oggi comunque gli innesti connettivali rappresentano la terapia d’elezione nelle riabilitazioni di zone ad alta valenza estetica. Dal punto di vista implantoprotesico utilizzare abutment o T-Base “più stretti/piccoli” ci dà il notevole vantaggio di avere più spazio a disposizione per il manufatto protesico e ci dà inoltre la possibilità in futuro di poter modificare l’emergenza della ceramica qualora fosse necessario.

Luca Cicero
Libero professionista a Oristano