È noto che un’occlusione alterata può causare disturbi nella funzione orale e anche problemi psicosociali dovuti all’estetica dentofacciale compromessa. Definita come chiusura non corretta delle arcate dentarie, la malocclusione è uno dei problemi dentali più comuni insieme alla carie dentale e alle malattie parodontali, ma le stime della sua prevalenza sono molto diverse tra loro. La letteratura scientifica riporta percentuali dal 39% fino al 93% e questa estrema variabilità può essere ascritta a differenze tra gruppi etnici, fasce di età e procedure di valutazione.
Il tema è stato affrontato da un team di ricercatori napoletani in uno studio pubblicato sul Journal of Oral Rehabilitation, la cui prima autrice è Stefania Perrotta, specializzanda presso la scuola di specializzazione in Ortognatodonzia dell’Università Federico II, mentre la responsabile è Rosa Valletta, che presso lo stesso ateneo è professore associato di Ortodonzia. «Lo scopo del nostro studio epidemiologico – spiega Valletta – è stato quello di valutare la prevalenza delle malocclusioni, delle parafunzioni orali e del dolore miofasciale e valutare l’associazione tra essi nella popolazione pediatrica della regione Campania con età compresa tra i 9 e gli 11 anni».
Il termine generico “parafunzioni orali” include una serie di comportamenti anomali delle strutture orali e dei muscoli associati che possono essere strettamente connessi ad alcune delle esigenze fisiologiche funzionali più importanti, come la masticazione, la comunicazione, la deglutizione o la respirazione. Si ritiene che le abitudini orali rappresentino un importante fattore eziologico di disturbi temporomandibolari, in quanto possono causare un’occlusione dentale traumatica che coinvolge denti, muscoli masticatori e articolazioni temporo-mandibolari, causando l’interruzione dell’equilibrio funzionale del sistema stomatognatico oppure peggiorando i disturbi temporo-mandibolari già presenti. Parafunzioni orali frequenti nei bambini sono il bruxismo, l’onicofagia e il succhiamento del pollice e la loro persistenza potrebbe avere effetti dannosi sulle strutture oro-facciali. Malocclusione e parafunzioni orali rientrano tra i numerosi fattori che contribuiscono all’eziologia dei disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare.
Per la loro indagine, i ricercatori napoletani hanno preso in esame 700 bambini dai nove agli undici anni di età, selezionati in sei scuole pubbliche della Campania, e hanno controllato con un esame clinico in ciascuno di loro la relazione molare e il crossbite; hanno inoltre chiesto ai partecipanti di compilare un questionario sull’eventuale sintomatologia dolorosa e su comportamenti connessi ad alcune condizioni orali. In linea con i risultati di precedenti studi condotti su una popolazione simile per età e provenienza, la I Classe si è confermata come la malocclusione a maggiore prevalenza, seguita dalla II Classe e infine dalla III Classe. Il cross-bite posteriore è stato osservato nel 12% dei bambini. Il dolore miofasciale è stato registrato nel 14,7% dei soggetti. Le parafunzioni orali di grado severo sono state riscontrate nel 21,3% dei soggetti. È stata rilevata un’associazione significativa tra dolore miofasciale e overbite negativo, tra dolore miofasciale e cross-bite e tra dolore miofasciale e parafunzioni orali. «Alla luce dei risultati dello studio, possiamo senz’altro affermare che le malocclusioni e il dolore miofasciale sono di frequente riscontro nella popolazione pediatrica italiana e determinate variabili occlusali insieme con le parafunzioni orali possono essere associate con i disordini temporomandibolari e in maniera specifica col dolore miofasciale – ha concluso la professoressa Rosa Valletta –. Considerando questi dati – ha detto l’esperta –, sarebbe opportuno intercettare precocemente sia le maloccusioni sia le parafunzioni orali mediante screening specifici da parte di specialisti in ortognatodonzia».
Renato Torlaschi
Giornalista Italian Dental Journal