La sigillatura è una pratica clinica che fa parte della prevenzione primaria ed è fondamentale per prevenire la demineralizzazione e l’insorgenza delle lesioni cariose di solchi e fossette dentali. Tramite l’applicazione del sigillante si pone una barriera contro batteri e nutrienti degli stessi, provenienti da residui alimentari che si accumulano nei solchi e nelle fossette dei denti sani (Simonsen 2002; Mejare et al. 2003; Ahovuo-Saloranta et al. 2004; Kitchens 2005; Hiri et al. 2006).
Inoltre, in presenza di superfici già demineralizzate ma non cariate, le isola e le protegge da depositi di placca batterica e in alcuni casi ne può stimolare la remineralizzazione grazie al rilascio di fluoro.
Caso clinico
Si presenta alla nostra attenzione una paziente femmina di 22 anni che presenza solchi e fossette pigmentati. Grazie a un esame clinico obiettivo e a uno screening accurato con l’ausilio di un laser che sfrutta il fenomeno della fluorescenza, riscontriamo la necessità di effettuare sigillature di due denti (2.6 e 2.5).
La fluorescenza è la proprietà di alcune sostanze di riemettere le radiazioni elettromagnetiche ricevute. Lo strumento, grazie a un valore numerico, ci consente di indagare la reale demineralizzazione dei solchi o addirittura la presenza di patologia cariosa già in atto, così da adottare il miglior protocollo personalizzato paziente per paziente.
La superficie mesiale e distale del 2.6 presentano due quadri clinici differenti, il solco distale presenta una demineralizzazione che necessità di sigillatura, mentre il solco mesiale verrà ricostruito dall’odontoiatra. Il solco del 2.5 presenta una demineralizzazione che necessita di sigillatura.
Materiali e metodi
Abbiamo scelto di utilizzare Control Seal (Voco), un sigillante per fessure, altamente riempito, contenente fluoro e fotopolimerizzabile, caratterizzato da elevate proprietà meccaniche. Il suo principale punto di forza è la trasparenza. Permette quindi di eseguire una perfetta sigillatura di solchi e fossette ma anche di monitorare nel tempo la superficie trattata sia a occhio nudo sia con strumenti diagnostici idonei come la fluorescenza laser, così che l’eventuale lesione cariosa possa essere riconosciuta anche al di sotto lo strato di sigillante.
Control Seal contiene il 55% in peso di riempitivi inorganici in una matrice di metacrilato e polimerizza mediante luce blu (alogena o Led).
Protocollo clinico
0. Valutazione del paziente e del rischio carie
Prima di valutare il fattore “sito dentale” andiamo a contestualizzare il dente in base al rischio carie specifico del paziente che stiamo trattando (Metodo Cambra, Young DA, Featherstone JDB. Community Dent Oral Epidemiol 2013).
1. Selezione laser-assistita del dente da sigillare
Comporta una corretta diagnosi dell’anatomia del solco e del suo stato di salute. Dopo una corretta decontaminazione e asciugatura dello stesso, indaghiamo la presenza di batteri nel solco dentale con il Diagnodent che risponde alla presenza di porfirine prodotte dai batteri. Lo strumento ci fornisce un dato numerico e quindi oggettivo e misurabile nel tempo per poter monitorare solchi di dubbio stato di salute, discriminandoli da quelli francamente sani e quindi che andremo a sigillare. È consigliabile effettuare una rilevazione dei parametri prima e dopo l’applicazione del sigillante, in modo da poterla confrontare.
2. Isolamento del dente mediante diga di gomma
È opportuno un controllo adeguato della saliva affinchè si ottenga la necessaria forza di legame tra superficie dentaria e materiale; infatti la contaminazione salivare provoca una rapida precipitazione di glicoproteine sulla superficie mordenzata che diminuisce notevolmente la forza di legame del sigillante con la superficie dentale.
3. Profilassi e detersione delle superfici dentali
L’air-abrasion usato prima della mordenzatura lascia meno residui nella superficie del dente e dà una maggiore penetrazione al sigillante sulla superficie del dente. In caso di denti fortemente pigmentati, laddove abbiamo valori di Diagnodent compatibili con uno stato di salute del solco, possiamo eseguire un air-abrasion più aggressivo con granulometrie del biossido di alluminio variabili tra 27 e 50 µm.
4. Mordenzatura delle superfici da trattare
Lo smalto e la dentina sono ricoperti da uno strato tra 1 e 10 micron di smear layer (fango dentinale) che è composto da molti batteri, idrossiapatite e collagene. Per rendere ottimale la preparazione della superficie e l’adesione è stata eseguita la mordenzatura utilizzando Vococid (Voco), acido ortofosforico al 35% veicolato sulla superficie del dente per 30 secondi.
5. Lavaggio e asciugatura della superficie dentale
Il lavaggio deve essere eseguito per un tempo pari o maggiore di quello dell’applicazione del mordenzante.
6. Applicazione del sigillante
Per dosare una quantità sufficiente di sigillante, è consigliabile utilizzare la punta di una sonda Oms per applicare il materiale, in modo tale da non depositarne una quantità eccessiva. Inoltre bisogna fare attenzione alla formazione di bolle all’interno del materiale, che devono essere rimosse accuratamente prima che inizi la polimerizzazione. Importante lasciare il tempo alla resina di infiltrare il solco almeno 15-30 secondi.
7. Polimerizzazione del sigillante con lampada alogena
Il tempo di polimerizzazione con lampada alogena deve essere di almeno 30-40 secondi.
8. Rimozione della diga di gomma
9. Controllo dell’occlusione
10. Remineralizzazione delle superfici trattate
È opportuno applicare su ogni superficie il remineralizzante Remin Pro (Voco), un gel a base di fluoro, idrossiapatite e xilitolo che consente di mantere una flora batterica bilanciata ed evitare un’aggressione dalle parti acide contenute nella saliva.
Conclusioni
La sigillatura di solchi e fossette, se eseguita con scrupolosi protocolli operativi e con tecnologie avanzate di sigillanti, garantisce una corretta prevenzione dalla patologia cariosa.
Autori: Prof. Gianna Maria Nardi, Università Roma Sapienza; Dott. Giuseppe Chiodera, Odontoiatra in Brescia; Dott. Andrea S. Rossi, Master in tecnologie nelle scienze di igiene orale

Gianna Maria Nardi
RUC Università Sapienza di Roma