
Immagine intraorale di un caso clinico al termine del trattamento e 9 anni dopo, che mostra la stabilità a lungo termine della salute dei tessuti molli perimplantari
Fonte: Brunello G et al. Clin Oral Implants Res. 2022 Dec;33(12):1233-1244.
L’utilizzo degli impianti ceramici, dopo una fase iniziale in cui mancavano riscontri clinici a lungo termine, scopre finalmente il suo potenziale nel lungo periodo. I primi dati di follow-up a lungo termine sugli impianti in zirconia a due componenti sono stati pubblicati su Clinical Oral Implants Research da un gruppo di ricerca guidato dal professor Jürgen Becker, direttore del dipartimento di Chirurgia orale all’Università Heinrich Heine di Dusseldorf, in Germania. In particolare i clinici, tra i quali figura come prima autrice l’italiana Giulia Brunello, hanno valutato gli impianti a due componenti Patent (Zircon Medical) su un periodo di 9 anni dopo l’inserimento nei settori posteriori mascellari e mandibolari per la riabilitazione di elementi singoli.
Per valutare i risultati i ricercatori hanno registrato i parametri clinici a livello dell’impianto – indice di placca (PI), sanguinamento al sondaggio (Bop), profondità di sondaggio (PD), recessione della mucosa (MR) – e li hanno confrontati con i dati raccolti in precedenza. Sono state valutate le complicazioni meccaniche e tecniche. Complessivamente è stato documentato un alto tasso di sopravvivenza e gli impianti esaminati hanno mostrato anche miglioramenti clinici dei tessuti molli. Seguendo le definizioni più rigorose e riconosciute a livello internazionale, al follow-up a 9 anni non è stata riscontrata alcuna perimplantite. Rispetto al tempo di riabilitazione implantare, non sono state riscontrate variazioni significative nei valori medi di recessione dei tessuti molli perimplantari (MR < 1 mm). Inoltre, PI, PD e Bop (12,9% al follow-up a 9 anni) sono rimasti stabili tra il follow-up a 2 e 9 anni, «a conferma delle condizioni di salute dei tessuti molli perimplantari» scrivono i ricercatori. Tutte le complicazioni meccaniche e tecniche potrebbero essere risolte con successo sostituendo i componenti protesici.
Del campione iniziale di 60 pazienti, 14 sono stati esclusi al follow-up di 2 anni a causa di stabilità primaria insufficiente al momento dell’inserimento dell’impianto, abbandono o fallimento dell’impianto in due casi. I restanti 46 pazienti sono stati richiamati a 9 anni e si sono presentati in 30. Al momento dell’esame finale dopo almeno 108 mesi, un impianto è stato perso dopo 110 mesi senza infezione.
«Con i nostri 9 anni di osservazione degli impianti in ceramica a due componenti colmiamo una lacuna fondamentale nella ricerca in implantologia», ha commentato Becker.
«Entro i limiti di questo studio, è stato registrato un alto tasso di sopravvivenza – concludono i ricercatori –. Nonostante le frequenti complicazioni meccaniche e tecniche, gli impianti in zirconia a due componenti potrebbero rappresentare una valida soluzione per la riabilitazione di denti singoli nei mascellari posteriori», dove sono esposti a carichi occlusali più elevati.
Andrea Peren
Giornalista Italian Dental Journal