Il carico immediato ha profondamente modificato l’approccio terapeutico al paziente edentulo. Da quando, circa 15 anni fa, sono state pubblicate le prime evidenze cliniche circa la possibilità di ottenere comunque l’integrazione di un impianto caricato immediatamente (1), i paradigmi dell’osteointegrazione (2) sono stati, in parte, rivoluzionati.
Per quanto riguarda invece la ricostruzione protesica ancora oggi non vi è un’unanime opinione su quale sia la protesi migliore nei casi di carico immediato in arcate edentule. Tutte le tecniche proposte presentano sia vantaggi che svantaggi. Se da un lato il riadattamento della protesi è una metodica semplice, rapida ed economica, dall’altro si accompagna a un elevato grado di complicazioni a breve e medio termine (3). La costruzione di strutture metalliche, d’altro canto, comporta un incremento dei tempi di realizzazione e dei costi tali da poter dissuadere il paziente dal sottoporsi all’intervento.
Di recente, sul mercato sono state introdotte nuove tipologie di materiali, rappresentati dai compositi polimerici, aventi caratteristiche che consentono di realizzare manufatti con strutture sufficientemente rigide nell’arco di poche ore dal posizionamento degli impianti. In particolare Qu-base UV (bredent) è un composito fotopolimerizzabile di colore rosa, la cui consistenza plastica lo rende facilmente gestibile per la costruzione di strutture di rinforzo per carichi immediati. I tempi di lavorazione sono più che sufficienti per poter gestire lavorazioni di grandi dimensioni.
Le peculiarità di questi materiali offrono due vantaggi: all’odontotecnico di costruire, nell’arco di poche ore dal posizionamento degli impianti, delle protesi ad appoggio implantare aventi una rigidità maggiore rispetto al riadattamento delle protesi preesistenti, anche se rinforzate da fili metallici. Al paziente di poter disporre di una protesi fissa a sostegno implantare nello stesso giorno dell’intervento, con indiscutibili effetti positivi sotto il profilo psicologico e di contenimento dei costi della terapia.
Caso clinico
La paziente, 38 anni, già mancante di numerosi elementi dentali, presentava patologie avanzate a carico degli elementi residui (figg. 1 e 2). Il principale motivo di disagio era costituito dall’instabilità della protesi rimovibile inferiore e dall’estetica dentale insoddisfacente. Dopo aver eseguito lo studio preliminare del caso e la ceratura di diagnosi, alla paziente veniva proposta una riabilitazione superiore e inferiore dopo completa bonifica degli elementi dentali ancora presenti. La paziente, per motivi economici, acconsentiva a una riabilitazione fissa dell’arcata inferiore e rimovibile dell’arcata superiore. Dopo aver estratto gli elementi dell’arcata superiore si procedeva al posizionamento di una protesi completa immediata provvisoria.
Per quanto riguarda invece l’arcata inferiore, si programmava l’inserimento degli impianti con bonifica dentale e immediata applicazione di una protesi avvitata a supporto implantare. Disegnata una linea di incisione al centro della cresta edentula estesa dalla zona del 36 fino all’area dell’omologo contro laterale e scollato un lembo a spessore totale.
Dopo aver rimodellato la cresta ossea, sono stati collocati due impianti normoinclinati e due impianti inclinati (blueSky, bredent medical) in base alla dima chirurgica preparata in laboratorio. Sono stati quindi avvitati gli abutment (Abutment Fast & Fixed, bredent medical) con un torque pari a 20 N/cm e quindi le cappette protesiche. Tramite una resina fluida fotopolimerizzabile (compoForm, bredent), sono state poi bloccate le cappette stesse all’interno della mascherina (fig. 3).
In laboratorio, il modello master è stato scavato in modo da consentire il perfetto riposizionamento della mascherina in resina, in accordo con la tecnica del “modello unico”. Quindi, la Qu-base UV veniva modellata intorno alle cappette protesiche, trattate in precedenza per aumentarne il grado di adesione, mentre intorno ai denti da laboratorio inseriti nella mascherina (Denti neo.lign, bredent) il tecnico aggiungeva del composito fluido (crea.lign, bredent), che veniva polimerizzato mediante lampade con qualità e quantità di luce adeguata. Si completava la protesi rivestendo la Qu-base UV con un composito fluido autopolimerizzabile che può essere usato sia con tecnica a iniezione che per stampaggio (Qu-resin, bredent).
Nell’arco di poche ore la protesi provvisoria veniva posizionata in bocca alla paziente (figg. 4 e 5).
I controlli radiografici eseguiti a quattro mesi di distanza mostravano il mantenimento dei livelli ossei perimplantari e l’osteointegrazione degli impianti (fig. 6).
Bibliografia
1. Krekmanov L1, Kahn M, Rangert B, Lindström H. Tilting of posterior mandibular and maxillary implants for improved prosthesis support. Int J Oral Maxillofac Implants. 2000 May-Jun;15(3):405-14.
2. Albrektsson T, Brånemark PI, Hansson HA, Lindström J. Osseointegrated titanium implants. Requirements for ensuring a long-lasting, direct bone-to-implant anchorage in man. Acta Orthop Scand. 1981;52(2):155-70.
3. Nikellis I, Levi A, Nicolopoulos C. Immediate loading of 190 endosseous dental implants: a prospective observational study of 40 patient treatments with up to 2-year data. Int J Oral Maxillofac Implants. 2004 Jan-Feb;19(1):116-23.
Autori: Giovanni Ghirlanda, libero professionista a Roma; Carlo Baroncini, odontotecnico a Roma; Vittorio Giannelli, libero professionista a Roma

Giovanni Ghirlanda
Libero professionista in Roma