Fin dall’introduzione degli impianti osteointegrati e nelle successive evoluzioni tecniche, la riabilitazione della mandibola edentula si è spesso rivelata clinicamente impegnativa. Dopo l’estrazione, il riassorbimento nella mandibola interessa solitamente i due terzi coronali, mentre il terzo basale rimane stabile. Queste considerazioni anatomiche influenzano significativamente i parametri implantari e protesici necessari per ottenere la stabilità primaria dell’impianto. L’uso di quattro o più impianti per supportare una protesi fissa nella mandibola edentula è ben documentato, con esiti clinici registrati di ottimo livello. Nonostante questa prevedibilità, l’uso di una protesi fissa supportata da tre impianti offre potenzialmente un metodo più conveniente di riabilitazione orale nell’arcata inferiore: una considerazione importante dato che l’edentulismo è più diffuso nelle fasce di popolazione a basso reddito.
Sebbene il concetto di utilizzare tre impianti (se non addirittura solo due) per supportare una protesi fissa non sia più nuovo, c’è stato un ritorno di interesse intorno a questa tecnica, con nuove soluzioni merceologiche di recente introduzione che hanno l’ambizione di offrire una soluzione protesica standardizzata definitiva. Parallelamente aumenta la necessità di comprendere indicazioni e limiti di queste tecniche rispetto ad approcci più consolidati.
Sull’International Journal of Implant Dentistry (1) è stata pubblicata una revisione sistematica coordinata da Murtaza Hirani del King’s College Dental Hospital di Londra, che ha valutato il tasso di sopravvivenza dell’impianto e della protesi, i cambiamenti nel livello osseo marginale e la soddisfazione del paziente associati a una protesi fissa supportata da tre impianti per la riabilitazione della mandibola edentula.
Gli studi esaminati hanno riportato un totale di 2.055 impianti inseriti in 685 pazienti dall’età media di 62 anni. Il tasso medio di sopravvivenza dell’impianto è stato del 96,2% su un periodo medio di follow-up di circa tre anni. La perdita ossea marginale media registrata è stata di 1,25 mm.
Questo risultato è paragonabile alle precedenti revisioni sistematiche che avevano considerato l’uso di quattro impianti a supporto di una protesi fissa nella mandibola edentula e che avevano riportato tassi di sopravvivenza che andavano dal 98,3% al 99,2% per una durata simile di follow-up (2, 3).
In alcuni degli studi inclusi nella revisione sono stati valutati i livelli di soddisfazione dei pazienti: in tutti i casi sono stati registrati risultati positivi e analoghi a quanto riferito per impianti standard.
«In conclusione – scrivono gli autori – le prove attuali suggeriscono che una protesi fissa supportata da tre impianti per la mandibola edentula è una strategia di trattamento di successo, che presenta alti tassi di sopravvivenza dell’impianto e della protesi nel breve e medio termine. Sono necessari ulteriori studi clinici controllati ben progettati per valutare i risultati a lungo termine, con dati supplementari che mettano in relazione le dimensioni dell’impianto e il design protesico».
Renato Torlaschi
Giornalista Italian Dental Journal
Bibliografia:
1. Hirani M et al. The use of three implants to support a fixed prosthesis in the management of the edentulous mandible: a systematic review. Int J Implant Dent. 2022 Jun 17;8(1):28.
2. Moraschini V et al. Fixed rehabilitation of edentulous mandibles using 2 to 4 implants: a systematic review. Implant Dent. 2016;25:435–444.
3. Patzelt SB at al. The all-on-four treatment concept: a systematic review. Clin Oral Implants Res. 2014;16:836–855.