Nella pratica clinica ordinaria capita di dover affrontare la chirurgia degli ottavi su indicazione dell’ortodontista.
Per nostra esperienza una certa percentuale di studi invia il paziente ad altra struttura, scelta assolutamente condivisibile.
Tuttavia sarà capitato a molti di sottovalutare un’estrazione, magari di un elemento apparentemente facile, che poi si è complicata richiedendo sforzi e tempi non previsti.
Vero è che nella professione l’imprevisto è sempre in agguato, ma la diagnosi iniziale può aiutarci molto. Questo è il caso di un nostro paziente C. D. di anni 31 che per disodontiasi conclamata doveva estrarre il 4.8.
Dopo attento esame clinico e radiologico abbiamo considerato relativamente semplice l’intervento per alcuni motivi.
- Può sembrare scontato ma la prima valutazione è la “compliance” del paziente, il nostro è assolutamente collaborante, per niente ansioso e con un’apertura da garantire un campo operatorio ideale. Pensare di operare un paziente poco collaborante, ansioso, con soglia del dolore bassissima e che apre pochissimo deve sempre far riflettere (non vuol dire rimbalzare, ma valutare i tempi).
- L’anatomia generale dell’elemento e delle strutture circostanti (tessuti duri, molli e nervosi) era favorevole.
- La radiologia endorale, quando eseguita correttamente, è in grado di comunicarci molte informazioni su come approcciare le interferenze più importanti che possono semplificare di molto l’intervento.
- Nei casi relativamente semplici come questo, dopo aver aperto il classico lembo vestibolare, si procede alla separazione della corona clinica senza raggiungere completamente il versante linguale quindi, asportata la corona, si lussa con dolcezza la radice seguendo le indicazioni delle interferenze agendo sul probabile tunnel d’uscita.
- Nel nostro caso l’anatomia dell’elemento a fittone era decisamente propizia, quindi anche l’estrazione radicolare è stata rapida e indolore, per noi e per il paziente.
Ricapitolando, e nel massimo rispetto delle attuali indagini del terzo millennio come Cone Beam, OPT digitale ecc. imprescindibili in alcuni casi, non sottovalutiamo la semplice endorale, questa può rappresentare il primo approccio diagnostico su cui ragionare ed eventualmente essere da guida per un approfondimento.
Quando sufficientemente esaustiva, come nel nostro caso, evita radiazioni gratuite e rispetta i limiti di appropriatezza.
Credere che la “protezione” di altre indagini metta al coperto da eventuali responsabilità fa certamente parte del libero arbitrio.

Aldo Crespi
Libero professionista a Corsico (Milano)
il fatto che si debba togliere un’ottavo su indicazione ortodontica fa parte forse e sottolineo forse delle vecchie teorie che tu ben conosci…oggi nn piu’ suffragate.
rx endorale e’ ben eseguita,permettimi pero’ di nn essere daccordo,anche se l’abilita’ chirurgica e’ evidente,come scrivi con un ottavo le insidie sono sempre in agguato.Se quella avulsione nn fosse andata a buon fine ?Se ci fossero state delle sequele?Con una OPT ma sopratutto una cone beam saremmo stati piu’ tranquilli dal punto di vista medico-legale.All’inizio coi pz si e’ tt amici fino a quando ,anche se remoto,nn succede il casino e allora li di fronte a un giudice siamo indifendibili.
un caro saluto.
Caro Collega,
comprendo il tuo pensiero ma come sai i criteri di appropriatezza sono in discussione sollevando non poche polemiche tra i medici.
Quello che descrivi ci mette veramente al coperto dal giudice ?
Non sconfiniamo nella medicina difensiva ?
E’ un quesito di non facile soluzione.
Grazie per il tuo costruttivo commento, un caro saluto e come sempre buon lavoro.
Aldo