
46 prima, durante e al termine del restauro. In basso a destra il follow-up a 12 anni
Fonte: Hofsteenge JW et al. J Dent. 2023 Mar;130:104409.
La scelta tra restauri conservativi diretti e indiretti è sempre il risultato di una stima bilanciata dei vantaggi e degli svantaggi di ciascun tipo di intervento, basata sulle caratteristiche degli elementi dentali e sulla resa estetica e funzionale attese, nonché sui tempi, i costi e l’abilità manuale richiesti. Un’evenienza che di frequente pone la necessità di tale valutazione è il rimpiazzo delle vecchie otturazioni in amalgama, anche in considerazione del fatto che normalmente la procedura implica l’ulteriore ampliamento delle cavità interessate e la preparazione dei margini cavitari può comportare una più o meno estesa riduzione cuspidale.
Lo studio realizzato presso il dipartimento di Odontoiatria ricostruttiva e biomateriali dell’università olandese di Groninga, da poco pubblicato sulle pagine del Journal of Dentistry, ha determinato i tassi di sopravvivenza a 15 anni di restauri estesi in resine composite attuati con metodica diretta dopo asportazione di precedenti in amalgama su elementi dentali vitali dei settori latero-posteriori.
La casistica analizzata è costituita da 117 restauri eseguiti tra il 2007 e il 2013 in 88 pazienti di età compresa tra 36 e 69 anni, di cui oltre il 90% è stato seguito in un follow-up medio di 163 mesi e fino a un massimo di 202 mesi. Il campione dentale è rappresentato da 35 premolari (15 mandibolari e 20 mascellari) e 82 molari (25 mascellari e 57 mandibolari) con ricostruzione di almeno una cuspide per i primi e almeno due per i secondi. Indicazioni all’esecuzione di restauri estesi: l’insorgenza di fratture complete o incomplete degli elementi dentali, l’indebolimento delle cuspidi a seguito della preparazione cavitaria e la presenza di lesioni cariose secondarie.
Complessivamente sono stati registrati 30 fallimenti ricostruttivi, connessi alla necessità di trattamenti endodontici o estrazioni (queste ultime in soli 4 casi), alla comparsa di carie, a difetti occlusali o dolore in corrispondenza dei restauri, a perdita o frattura dei restauri stessi, a esposizione dentinale, a frattura dentale.
Il tasso di sopravvivenza cumulativo calcolato a 15 anni è risultato del 74,7% con un tasso di fallimento medio annuale dell’1,7%. Nel campione osservato i ricercatori olandesi hanno inoltre riscontrato un effetto statisticamente significativo sul successo e sulla sopravvivenza dei restauri del numero di cuspidi interessate dalla ricostruzione per i premolari, dove la probabilità di fallimento in caso di coinvolgimento bicuspidale aumenta di quasi il 300%, mentre non hanno rilevato un’analoga influenza sugli esiti degli interventi per il numero di cuspidi ricostruite nei molari e nemmeno per il numero di superfici dentali o per il tipo e la sede degli elementi trattati.
«Il nostro è il primo studio di lungo periodo sulle performance della ricostruzione diretta per la sostituzione di otturazioni in amalgama di grandi dimensioni, sulle quali precedenti lavori hanno portato a conclusioni contrastanti – dichiarano gli autori –. Alla luce dei dati ottenuti possiamo considerare la tecnica diretta nel contesto esaminato un’opzione valida dal punto di vista prognostico, oltre che più rapida, meno invasiva e meno costosa della ricostruzione indiretta».
Monica Oldani