Una paziente di 46 anni presenta la necessità di riabilitare l’area mascellare superiore destra. Dall’esame obiettivo e radiografico si evince la necessità di estrarre il residuo radicolare di 25 e di reintegrare l’elemento 26 da tempo estratto (figg.1a e 1b). Per ripristinare le esigenze estetiche e funzionali della paziente si decide di ricorrere a una riabilitazione implanto-protesica fissa.
Considerando le buone condizioni di salute orale generali, l’assenza di infezioni del sito da riabilitare, la sufficiente struttura ossea residua (fig. 1c) e venendo in contro alle richieste della paziente, si decide di prepararsi per un carico immediato. Pertanto il laboratorio prepara un provvisorio forato sorretto da una mascherina in acetato presso-stampata che possa servire sia da dima chirurgica per un inserimento implantare protesicamente guidato (fig. 2), sia come mascherina di posizionamento per fissare correttamente la struttura protesica ai monconi provvisori (fig. 2). I monconi provvisori in titanio scelti sono stati preformati e adattati passivi per facilitare poi la fissazione in bocca al termine della chirurgia.
Il giorno dell’intervento, previa anestesia locale plessica, si procede all’estrazione del premolare il quale, una volta rimosso e analizzato, mostra numerose crepe. Grazie a una procedura estrattiva atraumatica le pareti e i picchi ossei sono stati conservati consentendo di poter procedere all’inserimento del primo impianto post-estrattivo. La sede implantare viene preparata come da protocollo, fermandosi alla fresa di diametro 2,8 mm volendo sottopreparare per garantire una stabilità primaria ottimale. L’impianto utilizzato, Straumann BLX 3,75 mm di diametro e 10 mm di lunghezza (fig. 3a e 3b), grazie alla sua forma particolarmente adatta per questo tipo di situazioni cliniche, ottiene un torque di inserimento di 55 Ncm nonostante la limitata superficie ossea di contatto residua dall’estrazione (fig. 3c).
Gli spazi vuoti tra pareti ossee e impianto vengono riempiti con granuli di osso bovino deproteinizzato e collagene per controllare il rimodellamento osseo secondario all’estrazione. Nell’area di 26 viene allestito un lembo di accesso minimamamente invasivo ad H, volto ad accedere alla superficie ossea, dislocare una quota di gengiva aderente adeguata vestibolarmente alla futura fixture e ottenere un piccolo prelievo epitelio-connettivale da utilizzare come ulteriore incremento dei tessuti molli nella zona post-estrattiva. Infatti, una volta disepitelizzato, l’innesto connettivale viene suturato a un tunnel chirurgico preparato vestibolarmente a 25 (figg. 4a e 4b).
Successivamente viene preparato il letto implantare del molare fermandosi alla fresa 3,5 mm e inserendo un impianto Straumann BLX 4,5 mm di diametro e 8 mm di lunghezza. Anche in questo caso, grazie alla topografia implantare e alla sottopreparazione, si ottiene un torque di inserimento di 35 Ncm (fig. 4c).
Pertanto, considerando l’ottimale stabilità primaria ottenuta, si procede con l’installazione del provvisorio immediato, fissando gli abutment provvisori in titanio alla struttura protesica provvisoria utilizzando resina composita fluida fotopolimerizzabile.
La rifinitura è avvenuta fuori dalla bocca del paziente, potendo così garantire il massimo in termini di stabiltà, lucidatura ed estetica (fig. 5).
Trascorso il tempo di maturazione dei tessuti molli e di osteointegrazione implantare di tre mesi, si è rilevata l’impronta digitale dei due elementi e realizzate due corone singole avvitate mediante componente Variobase (Straumann) e struttura in zirconio-ceramica.
Il controllo clinico e radiografico a sei mesi (fig. 6c) dimostra la stabilità tissutale e una buona integrazione della riabiltazione, garantendo alla paziente funzione masticatoria ed estetica ottimale (figg. 6a e 6b).

Leonardo Amorfini
Libero professionistaa Gallarate (Varese), Specialista in chirurgia odontostomatologica Prof. a.c. presso l'Università di Milano