Questo case report riguarda un paziente di anni 60, portatore da circa dieci anni di Maryland Bridge inferiore applicato per sostituire un incisivo centrale perduto (fig. 1).
Una iniziale indagine mostra come sia la cresta ossea che lo spazio interdentale siano molto ridotti; tale situazione è risultata ideale per utilizzare il nuovo impianto Leone Exacone da 2,9 mm di diametro e lunghezza 12 mm, un impianto indicato proprio per incisivi laterali nel superiore e incisivi centrali e laterali nell’inferiore.
Dopo aver effettuato l’anestesia plessica, si apre un piccolo lembo. A questo punto si esegue un invito nell’osso con fresa lanceolata, dopodiché viene passata la fresa pilota da 2,2 mm fino a una profondità di 12 mm per un posizionamento dell’impianto paricresta. Una volta prelevato l’impianto dalla culla sterile, si procede con l’inserimento usando il contrangolo senza irrigazione (fig. 2).
La sensazione è molto positiva, l’avvitamento è lineare lungo tutti i 12 mm e allo stesso tempo il torque è molto deciso grazie alla filettatura aggressiva e alla geometria conica verso la parte apicale dell’impianto. Il nuovo tipo di carrier senza gommino di tenuta dà un’ottima stabilità alla flessione durante l’inserimento, riducendo inoltre l’ingombro in senso radiale; risulta migliorata anche la visibilità per il posizionamento dell’impianto rispetto alla cresta ossea.
Si sceglie di effettuare un carico immediato, per cui ci affidiamo all’uso di un moncone temporaneo in Peek; i componenti protesici hanno la stessa connessione interna di 2,2 mm (codice colore verde) dell’impianto Exacone di diametro 3,3 mm. Si sceglie un moncone temporaneo con inclinazione di 15¡ che viene poi preparato e provato sul paziente; successivamente si procede alla realizzazione del provvisorio che viene solidarizzato al moncone in Peek con resina autopolimerizzante direttamente in bocca al paziente.
Infine viene effettuata una radiografia endorale per valutare il corretto inserimento dell’impianto, dando un riscontro positivo nonostante lo spazio molto ristretto.
Dopo due mesi e mezzo il paziente torna per la realizzazione della corona definitiva e si nota subito l’ottima guarigione dei tessuti. Dopo aver rimosso il provvisorio, si procede con l’inserimento di uno scan post e relativo scan body bianco (fig. 3); a questo punto viene effettuata una scansione intraorale per la successiva progettazione tramite Cerec (fig. 4). Terminato il progetto, il definitivo viene realizzato dal fresaggio di un blocchetto in disilicato di litio e.max Cad LT A3. Il moncone utilizzato per la protesi finale è un Ti-Base. Si procede alla cementazione extraorale e all’inconamento del manufatto.
Il confronto tra l’immagine clinica iniziale e finale mostra un netto miglioramento del risultato estetico (fig. 1 vs fig. 5); il controllo radiografico finale conferma l’idoneità della scelta di un impianto di piccolo diametro, rispettando gli spazi interdentali con un ottimo mantenimento dei livelli ossei (fig. 6).

Francesco Argentino
Libero professionista a Firenze