La paziente C. G. di anni 59 negli ultimi anni ha trascurato, per sua stessa ammissione, la cura della propria bocca. Si presenta così un caso classicamente multidisciplinare (vedi OPT iniziale).
In precedenza avevamo preso in considerazione il solo quadrante inferiore di destra (vedi “Caso multidisciplinare di riabilitazione del quadrante 4”).
Con il passare del tempo sono venuti a maturazione i tessuti e compiendosi l’integrazione dell’interfaccia osso-impianto siamo passati alla riabilitazione protesica.
Indipendentemente dalle scuole di appartenenza siamo da sempre convinti che il rispetto degli elementi dentali naturali (quando ci siano precisi requisiti) è la regola da seguire in caso di dubbi diagnostici.
L’esperienza insegna che l’ideologia di tipo “conservativo” è spesso vincente, quindi abbiamo deciso di conservare il maggior numero di elementi naturali, previo indottrinamento della paziente.
Così dopo aver ritrattato in modo endo-perio tutti gli elementi frontali da 1.3 a 2.3 e aver raggiunto una situazione stabile, dopo i provvisori terapeutici, siamo passati alla riabilitazione definitiva con corone singole.
La presenza di un perno inamovibile in 1.2 ci ha costretto a una terapia retrograda prendendoci qualche rischio che abbiamo condiviso con la paziente che ha compreso il nostro spirito conservativo, lasciando l’eventualità implantologica a un futuro che nessuno può quantificare.
Gli altri elementi debitamente curati e assistiti con terapia di mantenimento, che ora la paziente mantiene con costanza, si sono rivelati più che idonei ad accettare questo tipo di riabilitazione singola.
Nei quadranti postero-superiori è stato indispensabile eseguire un gran rialzo bilaterale, (come si può apprezzare dalla OPT) con aumento verticale nel quadrante superiore di sinistra per mantenere un profilo di emergenza simile ai denti conservati nell’angolo di passaggio di 2.3.
A destra sono stati quindi posizionati tre impianti di diametro 3.7 e di lunghezza 13 mm, di forma conica, mentre nel quadrante rigenerato di sinistra con analoghe misure ma di forma cilindrica.
La solidarizzazione protesica su impianti in tali condizioni, come sappiamo, è supportata dalla letteratura e il passaggio sanitario interprossimale è stato realizzato in collaborazione con il tecnico in modo da permettere un’agevole detersione.
Dopo le prove di funzionalizzazione siamo passati alla riabilitazione definitiva beneficiando l’estetica richiesta dalla paziente anche nel versante occlusale. Scelta che per noi è tutt’altro che entusiasmante, tuttavia rientra in un compromesso accettabile per non entrare troppo in conflitto con le esigenze manifestate fin dall’inizio cura.
Del resto il compromesso nell’attività clinica è un’altra condizione con la quale sempre più spesso dobbiamo misurarci, cercando sempre di non tradire i nostri principi e nel contempo accontentare il paziente sempre più esigente e informato. Anche se capita, dalla comparsa della “rete”, che più che informato sia “disinformato” convinto.
Fortunatamente nel nostro caso la paziente è stata comprensiva, con soglia del dolore alta e una costanza veramente encomiabile in funzione dei tempi particolarmente lunghi, permettendoci così di lavorare con serenità e soddisfazione reciproca.
Il caso offre, come tutti quelli multidisciplinari, opportunità di scambio culturale nelle scelte dell’iter terapeutico.
Essendoci diverse strade per ottenere comunque un risultato clinico compreso nelle linee guida, è palese che ognuno di noi percorre quella che reputa la più corretta in base al proprio percorso culturale.

Aldo Crespi
Libero professionista
Peccato che non ci siano immagini della chirurgia preimplantare, perchè mi sembra che, più che il doppio grande rialzo di seno, fosse necessaria una ricostruzione dei processi alveolari in direzione occlusale, proprio perchè la distruzione era prevalentemente a quel livello, anche se poi non sembra che le corone protesiche siano risultate troppo lunghe… Come hai fatto?
Caro Collega,
osservazione corretta, specie a sinistra, dove siamo ricorsi ad un aumento verticale per avere un rapporto il più accettabile possibile della corona clinica.
Un caro saluto e buon lavoro.
Aldo
complimenti,bello come sempre.Una domanda l’aumento verticale (oltre il rialzo)con che tecnica e’ stato eseguito?
Terrei nel tempo sotto osservazione quel 12 ;-)
Carissimo ben trovato e grazie,
L’aumento verticale con tecnica classica innesto e membrana non riassorbibile asportata a sei mesi poi impianti non conici.
Vediamo la paziente ( molto brava tra l’altro ) ai controlli e per ora ( condizionale ) anche il 1.2 si comporta bene. Grazie per la segnalazione utile e sapiente. Buon lavoro e alla prossima.
Aldo