Lo scopo di questo lavoro è stato quello di evidenziare come un protocollo protesico implantare con flusso analogico, ormai in uso da diverso tempo per le riabilitazioni in settori a bassa valenza estetica, trovi uguale applicazione anche in zone come i settori frontali, fornendo la possibilità di apportare gli aggiustamenti del caso, se necessari, per ottenere il miglior risultato possibile, senza richiedere procedure particolarmente complesse.
Questo protocollo permette al clinico di minimizzare e semplificare l’approccio con il paziente, riducendo il numero di sedute necessarie al trasferimento delle informazioni cliniche al laboratorio e principalmente il numero di impronte da registrare. Infatti, la registrazione della sola impronta iniziale con un materiale di precisione permetterà successivamente al clinico e al tecnico di avere un unico modello di lavoro. Questa soluzione tecnica ridurrà a sua volta i possibili errori connessi con il comportamento chimico fisico dei materiali (espansione e/o contrazione del gesso), ma anche le più complesse operazioni di trasferimento dei profili dei tessuti molli al laboratorio.
Il laboratorio a questo punto avrà tutte le informazioni per costruire un pilastro individualizzato, trattato con opportune tecniche di lavorazione, affinché fornisca una risposta alla luce che sia la più naturale possibile.
Caso clinico
Paziente donna di 32 anni con agenesia di 1.2 e 2.2; 1.3 e 2.3 in posizione laterale.
Il caso descrive la riabilitazione con impianti di due canini decidui in una paziente giovane, con la contemporanea trasformazione in laterali dei canini permanenti che avevano preso il posto dei laterali agenetici.
Nella prima fase della guarigione, dopo l’estrazione dei decidui 5.3 e 6.3, si è concordato con la paziente l’utilizzo di una mascherina termoformata nella quale i due elementi estratti sono stati camuffati con composito (Enamel Plus, Micerium), mentre per la riabilitazione definitiva sono stati utilizzati due impianti 4,0 x 10 (Osstem TSIII), due monconi in zirconio (Osstem Ziocera) dritti e due corone in disilicato di litio stratificate con ceramica.
La trasformazione di 1.3 e 2.3 in laterali è stata ottenuta con la realizzazione di due faccette feldspatiche stratificate con tecnica su foglia di platino.
Sul modello iniziale, ottenuto mediante impronta con materiale di precisione, è stata eseguita una ceratura diagnostica e una mascherina in silicone della stessa per l’ottenimento di un mock-up diretto.
Il mock-up è stato lasciato in situ per poter modificare distalmente i volumi dei canini presenti in sede 1.2 e 2.2, vista la loro successiva trasformazione in laterali, permettendo allo stesso tempo di ottenere un adeguato volume protesico per i canini da ripristinare con impianti in sede 1.3 e 2.3.
Al momento della chirurgia implantare, viene registrata la posizione degli impianti utilizzando una chiave di trasferimento costruita sul modello di partenza. A seguire, sarà il nostro tecnico che, previa duplicazione con sistemi di precisione della ceratura iniziale e dei tessuti molli di partenza, riporterà la posizione degli impianti sul modello di lavoro e ci fornirà un provvisorio che inseriremo già alla scopertura.
Sarà poi nostra cura ottimizzare i profili mediante condizionamento dei tessuti molli, se necessario, trasferendo poi al laboratorio, con una semplice ricolatura della finta gengiva sul modello con i provvisori già definiti nella loro forma finale, il profilo d’emergenza definitivo.
Il laboratorio a questo punto avrà tutte le informazioni per costruire un pilastro individualizzato e trattato con opportune tecniche di lavorazione, affinché fornisca una risposta alla luce quanto più vicina a quella naturale attraverso una corona protesica metal free.
Le corone definitive sono state realizzate in disilicato di litio stratificato e, in questa fase, sono state realizzate anche le due faccette per 1.2 e 2.2 sui canini modificati nel loro volume seguendo le indicazioni del mock-up iniziale.
Conclusioni
La metodica utilizzata, pur in presenza di un caso ad alta valenza estetica, ha permesso di ottenere un risultato ottimale mediante la registrazione su paziente della sola impronta di precisione iniziale per la riabilitazione con impianti e di una impronta di precisione/posizione per la realizzazione delle faccette, riducendo al solo indispensabile il numero di sedute cliniche.
Questo ha consentito una gestione poco invasiva della riabilitazione protesica su impianti, ottenendo al contempo una semplificazione e una predicibilità di risultato finale grazie al management ridotto dei tessuti ,sottoposti allo stress minimo necessario.

Gaetano Iannello
Libero professionista a Messina