Partendo dal quadrante uno della paziente D. E. di anni 64 che si presenta con un vecchio ponte in resina di cui l’elemento 1.5 è migrato distalmente (fig. 1).
Decidiamo che il recupero conservativo si può attuare solo sul 1.4 preceduto dal ritrattamento, e progettiamo il ripristino morfo-funzionale con due impianti previo spostamento della membrana di Schneider.
A sei mesi protesizziamo le corone in 1.5 e 1.6 (fig. 8) e sostituiamo il provvisorio intercettivo in 1.4 (fig. 9).
Riabilitato il quadrante uno, programmiamo due impianti in 3.6 e 4.6 (fig. 10) e anche la riabilitazione protesica su elemento naturale del 3.5.
Per finire segnaliamo alla paziente il rifacimento conservativo del 3.7.
Questa riabilitazione multidisciplinare è un esempio di come la conservativa, la protesi e l’implantologia possono coesistere quando la pianificazione viene gestita con il paziente spiegandogli al meglio vantaggi e svantaggi, se così si può scrivere, delle scelte terapeutiche.
Come sappiamo le spiegazioni preventive dettagliate su tempi, modi e costi sono sempre il miglior investimento per non incorrere in fraintendimenti, specie con pazienti particolarmente attenti ed esigenti, come capita frequentemente ai giorni nostri.

Aldo Crespi
Libero professionista
mi piace molto la definizione di spostamento della membrana,nel senso che piu’ riduciamo le attivita’ chirurgiche sul paziente e lo stesso alla fine ci ringraziera’.In questo caso tante erano le frecce a disposizine,dall’intervento crestale a quello antrale,da gli impianti schort,ad inclinare l’impianto 16 ,filo corticale seno,stile malo’ per nn andare ad invadere il seno.Anche se dalla lastra ‘sembrano’ intrudere abbastanza,oltre 1,5-2 mm ,a mio modo di vedere e’ la soluzione piu’ giusta,anzi c’e’ da dire che nell’ultima lastra sembra che ci sia osso neoformato sopra i 2 impianti.Ricordiamoci sempre che la chirurgia piace solo a chi la fa…
Cordialità.
Caro collega gfoca,
non posso che apprezzare la tua attenta valutazione del caso, comprese le possibili variabili da percorrere come alternative. Del resto ognuno di noi percorre strade diverse che spesso portano ad un risultato comunque clinicamente valido, almeno questo è ciò che speriamo tutti. Non nascondo che questa nostra professione diventa ogni giorno più impegnativa sotto molti punti di vista ci salva la passione. Ancora grazie per il tuo gradito commento. Un saluto e come sempre buon lavoro. Aldo