La chirurgia computer assistita è al giorno d’oggi uno strumento sicuro e affidabile, che permette di ottenere risultati predicibili soprattutto in situazioni di ridotte quantità di osso residuo. Spesso viene erroneamente considerata una procedura “semplificata” per il posizionamento implantare; tuttavia, una buona riuscita in termini funzionali ed estetici necessita di un’attenta pianificazione da parte del clinico e del tecnico, sia in termini chirurgici, sia in termini protesici, nonché di una precisa esecuzione.
Nel caso presentato di seguito è stato utilizzato un flusso interamente digitale, avvalendosi della sistematica R2Gate (Megagen).
Caso clinico
La paziente di anni 58 si presenta alla nostra attenzione per la riabilitazione del terzo quadrante, edentulo da svariati anni. La paziente Asa 2 richiede di ridurre per quanto possibile il numero di interventi chirurgici e di sedute. In seguito a valutazione anamnestica, parodontale e delle richieste della paziente, si è deciso per il posizionamento di tre impianti in posizione 3.4, 3.5 e 3.6, rispettivamente di dimensioni 3,5×8,5 mm, 3,5×7 mm e 4×7 mm (Anyridge, Megagen). La pianificazione chirurgica (fig. 1) è stata eseguita con la sistematica R2Gate (Megagen), utilizzando fixtures implantari adatte a sfruttare al massimo la scarsa quantità di osso residuo.
Il posizionamento implantare è stato eseguito in sedazione cosciente endovenosa; dopo l’elevazione di un lembo a spessore totale e l’esposizione della cresta ossea, è stata posizionata la guida chirurgica e sono state inserite le fixtures implantari. In questo caso, si è optato per una chirurgia a lembo in quanto un approccio flapless avrebbe ridotto eccessivamente il tessuto cheratinizzato a copertura degli impianti, senza garantire una adeguata interfaccia di tessuti molli.
A distanza di tre mesi, in occasione della scopertura delle fixtures implantari, è stato eseguito uno split del tessuto cheratinizzato crestale e un innesto connettivale per aumentare lo spessore dei tessuti molli perimplantari. Le viti di guarigione sono state opportunamente modificate per garantire la formazione di un tunnel transmucoso congruo rispetto agli elementi da sostituire.
Le impronte sono state acquisite con scanner intraorale (CS 3600, Carestream): gli scan body sono stati uniti con filo interdentale e composito per facilitare la lettura da parte dello scanner. Nella prima fase è stata realizzata una struttura rigida per il controllo della corretta posizione degli impianti sul modello digitale: tale struttura può essere realizzata sia in materiale plastico prototipato, sia in titanio fresato (figg. 2 e 3).
Contemporaneamente alla valutazione del corretto alloggiamento della struttura, può essere valutata la masticazione tramite una struttura prototipata che riproduce il tavolato occlusale. Confermata la precisione del modello prototipato, è stata realizzata una zirconia monolitica pigmentata (figg. 4 e 5).
Conclusioni
L’utilizzo della chirurgia computer assistita ha permesso di riabilitare in modo rapido e protesicamente guidato una cresta moderatamente atrofica, consentendo di sfruttare il più possibile la quantità di osso residuo, evitando in questo caso interventi più invasivi di rigenerazione ossea, come richiesto dalla paziente.
Inoltre, è stato possibile finalizzare il caso con un flusso di lavoro full-digital preparando una protesi completamente avvitata: ciò permette di evitare le problematiche cliniche e biologiche correlate alla cementazione su diversi abutment implantari e assicura inoltre un facile accesso alle fixtures implantari in caso di necessità.
Si ringrazia Simone Canali del laboratorio Lanzi e Cavalli di Parma per la parte odontotecnica

Leonardo Ferrari
Libero professionista a Parma