È possibile ricostruire un margine incisale con un composito monomassa? Ad oggi, utilizzando un singolo adesivo, un singolo composito bulk e due gommini è possibile realizzare dei restauri diretti ad alto biomimetismo estetico e funzionale senza passare per stratificazioni articolate.
Lo scopo di questo articolo è mostrare come sia possibile ricreare una morfologia e un colore ad alta integrazione biomimetica con una sola massa composita e con un processo adesivo semplificato.
Restauro diretto in composito di 2.1
Paziente di 30 anni si presenta all’osservazione clinica con un margine incisale fratturato di classe II secondo Ellis (figg. 1 e 2).
Il primo step da compiere è quello di valutare l’occlusione mediante cartina di 40u per poter effettuare un’analisi occlusale e avere un riferimento dell’occlusione da replicare e/o confermare dopo la restaurativa.
Essendo la lesione superficiale, non si procede ad effettuare alcuna anestesia. L’isolamento del campo operatorio viene realizzato mediante diga di gomma a spessore medio (fig. 3).
Si procede alla levigatura e alla creazione di un bisello sullo smalto utilizzando una fresa a fiamma diamantata a grana fine montata su turbina (figg. 4 e 5). Questo permetterà di ottenere un’integrazione migliore finale camuffando il passaggio tra composito e smalto. Si rifinisce e lucida quest’ultimo con un dischetto abrasivo montato su contrangolo (figg. 6 e 7).
Conclusa la fase di preparazione, si applica una matrice metallica a protezione dell’elemento adiacente e si effettua il processo di adesione (fig. 8). Si comincia con una mordenzatura con acido ortofosforico al 37% per 15/20 secondi (fig. 9). Si risciacqua abbondantemente con acqua per lo stesso tempo. Si soffia con aria per 15/20 secondi e si applica l’adesivo universale con un microbrush e un movimento di brushing attivo di circa 40 secondi (fig. 10). Si soffia l’adesivo con la siringa ad aria per farlo distendere e per far evaporare il solvente. Si fotopolimerizza poi per 10/15 secondi (fig. 11). Si applica quindi il composito camaleontico ricreando la morfologia dell’elemento contiguo (figg. 12 e 13).
La particolarità del composito è che grazie alla nuova tecnologia adaptive light matching, una volta applicato all’interno della cavità ha la capacità di riflettere la cromaticità e il valore dell’elemento dentale creando una mimesi con i tessuti duri dentali circostanti.
Si conclude la fase di modellazione polimerizzando per 20 secondi. Con un dischetto abrasivo si rifinisce la modellazione e la giunzione smalto-composito. La lucidatura si ottiene con due gommini utilizzati a 7.500 rpm (figg. 14, 15, 16 e 17).
Terminato il tutto si smonta la diga di gomma e si controlla l’occlusione prima con una cartina a 40u e successivamente con una a 8u in modo da avere maggior accuratezza durante l’esaminazione occlusale.
Discussione
In non tutti i casi si rende necessario utilizzare più masse dentina e più masse smalto per ottenere dei restauri ad alto valore estetico. Conoscere i compositi e le loro caratteristiche permette al clinico la valutazione del singolo caso e la scelta del materiale che risulta più performante in termini estetici e di ottimizzazione dei processi. È infatti possibile utilizzare un composito bulk e flow, monomassa, senza stratificazione che garantisce elevati standard estetici in pochissimi passaggi clinici. L’unione della conoscenza dei prodotti, uniti ai giusti protocolli restaurativi, permettono di semplificare una routine clinica senza ricorrere a compromessi di natura alcuna.
La semplificazione dei protocolli e la riduzione dei tempi operativi rende le terapie più veloci permettendo anche una valutazione post-operativa già predicibile. Il grado di disidratazione, infatti, risulta minimo e si avvicina moltissimo al controllo a 14 giorni, dove risulta un restauro composito perfettamente integrato (figg. 18 e 19).

Vincenzo Vitale
Libero professionista a Bologna