La rimozione dei perni aurei, in passato spesso complessa, è indiscutibilmente semplificata grazie all’impiego degli ultrasuoni. Questo semplice caso vuole infatti dimostrare come anche un perno aureo, che raggiunga quasi il terzo apicale, possa essere rimosso grazie alla vibrazione sub-sonica.
Il paziente S. G. di anni 46 si è rivolto al nostro studio per questo motivo, inviato dal collega protesista che l’ha indirizzato da noi per i ritrattamenti.
Il consiglio dedicato ai giovani colleghi è di avere tempo e pazienza perché queste due variabili sono indispensabili per il risultato finale, oltre naturalmente all’utilizzo dello strumento idoneo.
Infatti, appoggiando la punta dello strumento sul manufatto aureo, inizialmente sembra non accada nulla e questo può scoraggiare, anche perché i primi risultati possono comparire decine di minuti dopo. Come sappiamo la vibrazione deve essere trasferita dal metallo al cemento di fissaggio nel modo meno traumatico possibile e questo richiede tempi relativamente lunghi, anche perché il punto focale in questi casi è non creare microtraumi che portano a microfratture.
L’esperienza consiglia, nei casi in cui il perno sia assolutamente irremovibile, con presenza di lesione, di ricorrere alla terapia per via retrograda, piuttosto che compromettere la struttura dentinale con manovre più cruente, ricordando che l’endodonzia chirurgica resta l’ultima scelta terapeutica.
Per nostra fortuna nella maggioranza dei casi, il perno “vibra” fino a dislocarsi e abbandonare il canale, come è avvenuto nell’elemento 1.1. Ancor più facile è stata la rimozione della vite (Dentatus) nel 2.1, dove la vibrazione ha generato la rotazione dopo pochi minuti, cosa facilmente predicibile analizzando, dalla radiografia, lo spazio libero intorno alle spire della vite stessa.
Rimosso perno aureo e dentatus, è stato relativamente semplice ritrattare gli elementi, garantendo un nuovo sigillo apicale con tecnica Thermafil. Abbiamo poi ricostruito e finalizzato con due corone in metal-free.
I controlli a distanza (caso del 2004) confermano la stabilità dei tessuti nel tempo e il paziente è soddisfatto nel vedere la risoluzione delle aree di radiotrasparenza che gli avevamo illustrato all’inizio per coinvolgerlo e aumentare la sua collaborazione.

Aldo Crespi
Libero professionista a Corsico (Milano)
Bel caso.Posso chiedere la marca del manipolo sonico?
Caro collega,
ti ho risposto sulla tua mail
Un saluto.
Aldo