Si presenta alla nostra attenzione un paziente di 63 anni, Asa I, con spiccata dolorabilità in zona canino superiore destro su cui è stata realizzata una corona in metal-ceramica, un ponte su impianti che il paziente riferisce essersi scementato, e successivamente perso, e 1.6 con abbattimento del punto di contatto. All’esame radiografico si può notare un’importante area di radiotrasparenza dell’endodonto in corrispondenza dell’elemento 1.3 e fixture implantari con assi protesici non congrui (figg. 1 e 2). In fase di prima chirurgia si decide di procedere con l’avulsione dell’elemento 1.3 e dell’impianto in zona 1.4 data la leggera mobilità e spire scoperte nella corticale vestibolare (figg. 3 e 4); a conclusione di questa prima fase chirurgica il difetto è stato corretto con Gbr orizzontale per preservare i volumi (socket preservation) membrana riassorbibile e chiusura del lembo per prima intenzione (fig. 5).
Realizzata Cbct dopo 5 mesi (fig. 6) e apprezzato il buon mantenimento dei volumi e salute dei tessuti molli, si è deciso di procedere con la chirurgia computer guidata (fig. 7). Nel progetto di chirurgia computer guidata come fixture implantari, per avere un maggiore controllo dei profili estetici, è stato scelto il modello Prama (Sweden & Martina) per il peculiare disegno del collo; infatti, il notevole vantaggio della porzione convergente consente un posizionamento versatile dell’impianto (sub-crestale, iuxta-crestale, supra-crestale). Vista la necessità di riabilitare congruamente la zona e ridare comfort al paziente, in accordo con quest’ultimo, l’impianto in zona 1.5 è stato estratto per ragioni di compatibilità implantoprotesica e inserita contestualmente una nuova fixture (figg. 8 e 9).
Il giorno della chirurgia sono stati consegnati dei provvisori in Pmma ribasati intraoralmente e realizzata marginatura extraoralmente con resina composita tipo flow per poter condizionare da subito i tessuti (fig. 10). Come disegno di fixture si è optato per impianti Root-Form “Long-Neck” per migliorare la stabilità primaria in fase di inserimento (raggiungere valori superiori a 35 Ncm) e per la buona quantità di tessuti molli. Dal progetto iniziale si è optato per una protesi che chiudesse sul collo dell’impianto per garantire il miglior profilo di emergenza possibile (fig. 11). Per quanto riguarda l’elemento 1.6 verrà ripreparato e rivestito con una corona protesica contestualmente alla riabilitazione protesica inferiore destra (per evitare fenomeni di estrusione da mancanza di antagonista); in fase di modellazione digitale è stato previsto tutto ciò e lasciato un minimo spazio nel punto di contatto per poter garantire la miglior detergibilità possibile, per non dover danneggiare parte del manufatto protesico provvisorio o definitivo in futuro e per poter ricrearlo con la nuova corona protesica sull’elemento stesso.
Il paziente ha mantenuto i provvisori per un periodo di 12 mesi, mai ritoccati e/o rimossi, nei quali non ha avuto nessun genere di complicanza implantoprotesica (figg. 12 e 13). Si è finalizzato il caso con un ponte in zirconia e ceramica feldspatica (figg. 14 e 15).
La stabilità tissutale, i profili di emergenza e l’assenza di infiammazione hanno soddisfatto le aspettative nostre e del paziente.
In conclusione possiamo affermare che a tutt’oggi la chirurgia computer guidata sia un valido supporto per il clinico soprattutto nei casi di ritrattamenti implantoprotesici, sempre più frequenti nella nostra pratica clinica quotidiana.

Luca Cicero
Libero professionista a Oristano