Nel 2021 la produzione italiana del settore recupera i valori pre-pandemia e torna a regime. Il settore è ripartito, ma non tutte le aziende hanno recuperato il fatturato perso nel 2020. Questo il contesto che delinea l’analisi di settore condotta da Key-Stone per Unidi.
L’aumento del fatturato del 2021 però non deve essere letto come un segnale di ripresa totale: «il 2021 non è il mercato reale – conferma Roberto Rosso, presidente di Key-Stone –, ma è frutto del rimbalzo fisiologico dopo quasi due anni di pandemia»
Nel 2021 la produzione italiana del settore recupera i valori pre-pandemia e torna a regime. Il settore è ripartito, ma non tutte le aziende hanno recuperato il fatturato perso nel 2020.
È quanto emerge dall’analisi di settore di Unidi e Key-Stone, ormai arrivata alla 16esima edizione. La ricerca, presentata da Roberto Rosso, presidente di Key-Stone, è stata realizzata su un campione complessivo di aziende che pesa l’80% del mercato globale (secondo i valori 2020) fornendo risultati previsionali della situazione del 2021.
Uno sguardo al settore
il dentale è in crescita strutturale ormai da oltre dieci anni, da quando nel 2009 si è configurato come settore sistemico (ossia direttamente dipendente dagli aspetti macroeconomici), allargando il suo bacino d’utenza. Il tasso medio annuale di crescita infatti, considerando l’ultimo decennio, si è assestato intorno al 5%, ben al di sopra dell’andamento medio dell’economia nazionale, mostrando come il settore dentale cresca in media tre volte in più del manufatturiero in generale. Questa crescita, proseguita fino alla fine del 2019, ha poi subito un brusco arresto a causa della pandemia da Covid19, al calo delle vendite e a una riduzione delle scorte del canale distributivo, con un evidente impatto negativo anche sulla performance del comparto industriale. Tutto questo ha portato una riduzione del business complessivo del 13% nel corso del 2020 (vedi grafico).
Fortunatamente però le previsioni di chiusura del 2021 mostrano una convincente ripresa del trend di crescita sui livelli pre-pandemia, se non addirittura lievemente superiori. Dalla ricerca emerge infatti che il settore produttivo italiano nel 2021 è riuscito a recuperare in parte quanto perso nel 2020 con un 31% in più di fatturato, superando del 13,5% anche i valori del 2019, anno nel quale il comparto aveva raggiunto e sorpassato, per la prima volta, il miliardo di euro di produzione. Nonostante il dentale valga solo una piccola parte rispetto ai 318 miliardi del manufatturiero italiano, è raro trovare ambiti, anche di nicchia, che abbiano ottenuto un risultato di ripresa così evidente come quello dell’industria dentale italiana.
In parallelo, il mercato delle esportazioni fa marcare una crescita simile a quella della produzione complessiva, con un +30% sul 2020, uno sviluppo sostenuto dall’export nonostante le difficoltà sanitarie, economiche e logistiche del periodo.
Ottimismo ma non troppo
Il 31% in più di fatturato del 2021 però non deve essere letto come un segnale di ripresa totale: ha riportato il settore ai suoi valori pre-pandemia, ma non ha colmato interamente il buco di fatturato del 2020. «Il 2021 non è il mercato reale – conferma Roberto Rosso –, ma è frutto del ristabilirsi di quella contrazione subita dal settore dopo quasi due anni di pandemia. Si recuperano tutti quegli interventi, quei trattamenti che si erano rimandati durante la pandemia: è una crescita figlia dello stallo degli ultimi anni, una curva del rimbalzo fisiologico dove si torna a spendere quello che per due anni si era risparmiato».
In ogni caso la crescita del 2021 è stata fortemente sostenuta dal mondo digitale, sia in termini di tecnologie che di dispositivi medici su misura, come le lavorazioni Cad/Cam e gli allineatori ortodontici, che fanno registrare un tasso di crescita mai osservato sinora, quasi raddoppiando i valori in due anni. Questo fenomeno è anche sostenuto dai laboratori odontotecnici che sempre di più si stanno attrezzando per rimanere al passo con i tempi e sfruttare la digitalizzazione (i laboratori che possono rientrare in questa classificazione, ci informa Rosso, nella realtà italiana sono circa 3.000) per cercare maggiore indipendenza da fabbricanti e centri di servizi che producono dispositivi su misura.
«I laboratori stanno riprendendo la loro fetta di mercato: il 21% degli allineatori, dove ci sono marchi diffusi, nel 2021 è stato prodotto in laboratorio. Significa che i laboratori si stanno riappropriando della loro parte del mercato grazie all’acquisizione delle tecnologie necessarie per essere competitivi» ha spiegato il presidente di Key-Stone.
Prospettive nel medio periodo
Lo scenario attuale è aggravato da fattori macroeconomici come l’inflazione che continua a salire, costi del settore energetico sempre più alti, ridotto potere di acquisto dei pazienti/consumatori e possibile nuova ondata di Covid. Inoltre c’è da fare i conti con i costi in crescita esponenziale per materie prime e logistica. Tutto quindi lascia pensare a una possibile nuova crisi per l’autunno/inverno 2022, che andrà probabilmente ben oltre il 2023. Per Roberto Rosso tutto questo avrà un impatto diretto sui costi industriali, con conseguenze in quasi tutti i comparti. «Non c’è dubbio che questa crisi potrebbe avere un impatto sulla spesa odontoiatrica per una parte significativa della popolazione, dal momento che il diminuito potere di acquisto delle famiglie si ripercuote inevitabilmente anche sul settore odontoiatrico anche se, non va dimenticato, le prestazioni odontoiatriche sono servizi indispensabili, che possono essere procrastinati ma che, prima o poi, devono essere recuperati».
E per quanto riguarda le tariffe al paziente? «Un terzo degli studi dentistici è intenzionato ad aumentare i prezzi – spiega Roberto Rosso –: il problema non è tanto l’aumento dei costi dei materiali quanto quello delle utenze. E in autunno si prospetta un ulteriore aggravamento del problema relativo alle forniture energetiche, sia per lo studio che per le aziende che forniscono i materiali, con un conseguente forzato aumento dei prezzi. Di conseguenza, in merito agli accessi alle cure, siamo alle solite: questo aumento creerà problemi di accesso a quelle famiglie che hanno redditi inferiori. L’ultima parte dell’anno potrebbe essere più frenata, per poi riprendersi nella primavera 2023. Ci troviamo, insomma, di fronte a un inverno preoccupante, ma con prospettive di recupero nel medio termine».
Luca Marelli
Giornalista Italian Dental Journal