Concepiti per essere un’alternativa ai tradizionali prodotti basati sulla combustione del tabacco e principalmente per contenere i danni dell’abitudine al fumo, i dispositivi elettronici sono da qualche tempo sotto esame da parte delle autorità sanitarie per l’accumularsi di evidenze sui potenziali rischi per la salute, sia dell’utilizzo che dell’esposizione passiva. A livello europeo, nell’aprile del 2021 il parere finale del Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks della Commissione Ue riportava prove di grado moderato per alterazioni irritative e cancerogenicità a carico del tratto respiratorio ed effetti cardiovascolari a lungo termine. Meno scontate ma ormai anche queste dimostrate dagli studi più recenti sono per gli “svapatori” le ripercussioni negative a livello del cavo orale e soprattutto dei tessuti parodontali in genere e perimplantari in particolare, tra le quali rilievi di sanguinamento al sondaggio, profondità di sondaggio, concentrazioni di citochine proinfiammatorie e perdita ossea sfavorevoli rispetto ai corrispettivi riscontri nei non fumatori.
Ora uno studio pubblicato sul Journal of the American Dental Association ha indagato la potenziale pericolosità dell’uso dei dispositivi elettronici, e-cig e vaporizzatori (le cosiddette vape pen), per la salute degli elementi dentali. L’analisi effettuata su un campione totale di oltre 13.000 pazienti visitati presso la clinica odontoiatrica della Tufts University di Boston tra il 2019 e il 2022 ha rilevato nel gruppo, sia pure minoritario (meno dell’1%), dei partecipanti che si sono dichiarati utilizzatori dei suddetti dispositivi un’incidenza di lesioni cariose significativamente superiore a quella rilevata nei soggetti di controllo, con un rischio di carie elevato rispettivamente nel 79,1% e nel 59,6% dei casi, medio nel 14,3% e nel 25,9% dei casi e basso nel 6,6% e nel 14,5% dei casi.
All’origine della predisposizione allo sviluppo di carie apparentemente indotta dall’uso di sigarette elettroniche sarebbero alcuni meccanismi patogenetici sostenuti dagli effetti dei componenti e delle caratteristiche fisico-chimiche del vapore e degli aerosol aspirati: in base alle osservazioni di alcuni studi in vitro la viscosità, il contenuto in saccarosio degli aromatizzanti e la relativa acidità della maggior parte dei liquidi sono in grado di determinare la demineralizzazione dello smalto e di alterare la composizione e il comportamento del microbiota locale, facilitando l’adesione microbica e la formazione di biofilm sulle superfici dentali e inibendo la crescita di batteri commensali quali gli streptococchi sanguinis e gordonii a favore dei ceppi patogeni dello Streptococcus mutans, dotato di maggiore idrofobicità e capacità di aggregazione. Da ulteriori ricerche inoltre, è emerso anche il sospetto che all’utilizzo di questi dispositivi si associno lesioni cariose in sedi inusuali, come per esempio in corrispondenza dei margini incisali.
«La nostra è un’indagine preliminare che ha i limiti del disegno trasversale e della scarsità numerica dei soggetti di interesse e che meriterebbe la verifica di futuri studi più ampi e longitudinali – ammettono gli autori –. Tuttavia riteniamo che fornisca l’indicazione per includere l’uso dei dispositivi elettronici alternativi alle sigarette convenzionali nell’anamnesi dei pazienti odontoiatrici e per sottoporre coloro che vi ricorrono abitualmente a un monitoraggio stretto della salute dentale».
Monica Oldani
Giornalista Italian Dental Journal