Forse siamo assuefatti, ma l’avvento della telefonia cellulare ha profondamente cambiato alcuni aspetti sociali, sia nel pubblico che nel privato. La cosa ha inevitabilmente coinvolto anche noi dentisti.
Fra i tanti pazienti, per onor di cronaca, la maggior parte si comporta con estrema educazione, spegnendo il cellulare appena giunto in sala d’attesa. Tuttavia crediamo non capiti solo a noi di dover ricordare al paziente di spegnere il cellulare durante la seduta, per non parlare di chi in sala d’attesa parla in modo acceso coinvolgendo, loro malgrado, chi li circonda.
È anche capitato di dover riprendere il paziente perché, avvisato che era giunto il suo turno, prima di accomodarsi ha serenamente chiesto di finire la telefonata.
Meno frequente è il paziente che telefona ancora mentre è seduto in poltrona e il medico deve attendere che finisca l’irrinunciabile conversazione. «Mi scusi tanto dottore, ma era una cosa importante» non cambia la situazione, ma almeno denuncia un minimo imbarazzo. Già perché in alcuni sporadici casi non c’è nemmeno quello.
Si tratta di eventi rari, ma pur sempre spia di un certo malcostume del terzo millennio. È lo stesso fenomeno al quale assistiamo con l’uso eccessivo dei social network, dove si arriva a raccontare ogni tipo di dettaglio sulla propria vita per poi meravigliarsi che la cosa possa venire letta proprio da chi non doveva, con conseguenze a volte imbarazzanti e altre catastrofiche per la vita professionale. Le persone ascoltano anche nelle sale d’attesa e in altri luoghi pubblici, dove si assiste a scambi dialettici a volte personali.
Per par condicio anche noi in certe occasioni non siamo proprio da prendere come esempio… Recentemente, a una conferenza, una sconosciuta ma apprezzata collega ha ripreso il collega dentista che aveva al suo fianco pregandolo di interrompere la sua telefonata, visto che il relatore aveva ripreso a parlare da oltre un quarto d’ora.
Aldo Crespi
Odontoiatra