Ho conosciuto Claudio, 66 anni, circa due anni fa. La sua richiesta principale era il mio parere sull’opportunità di rimuovere un impianto rotto in zona 46 (fig. 1), che altri colleghi avevano scartato, consigliando invece un ponte a tre elementi.
Nella mia valutazione ho preso in considerazione tutti gli elementi indispensabili: l’impianto rotto risultava totalmente incluso in un osso alveolare di ampie dimensioni; la mucosa aderente si presentava sana e abbondante; Claudio nell’anno precedente aveva accettato presso altri professionisti il trattamento di riabilitazione Full Mouth di tutti gli elementi dentali superiori e inferiori, fortemente abrasi, mediante realizzazione diretta multipla e contemporanea di onlay con composito Bulk.
Partendo da questo quadro iniziale la mia scelta è stata l’implantoprotesi per i seguenti motivi: la rimozione dell’impianto rotto in un contesto di abbondanza di tessuti duri e molli e l’alta predicibilità della Gbr di un difetto a quattro pareti con mucosa in grado di chiudere per prima intenzione. Al contrario, la preparazione di due denti intatti (47 e 45) per la realizzazione di un ponte comporta un sacrificio di tessuti dentali preziosi. Inoltre l’introduzione di un ponte in materiale molto più duro degli onlay diretti a mio avviso avrebbe rappresentato un elemento di rischio occlusale per il paziente.
Fasi del trattamento
Dopo aver informato Claudio su tutte le possibili alternative, ho ottenuto il consenso a procedere con il trattamento. Primo passo è stata la rimozione dell’impianto rotto e Gbr con osso sintetico MBCP+ (Biomatlante) e membrana di collagene riassorbibile EZ Cure (Biomatlante).
Dopo sei mesi, è stato posizionato un impianto XCN Classix (Leone) 4,1×10 mm con contestuale inserimento di ExaConnect Plus 3.0 (Leone) diritto GH 1,5 mm per una guarigione transgengivale (fig. 2). L’ExaConnect Plus è fornito sterile con una vite di guarigione premontata; una volta inserito non viene più rimosso, dato che provvisorio, impronta e corona definitiva si realizzano sopra l’ExaConnect. Dopo tre mesi è stato realizzato un provvisorio con moncone temporaneo in Peek e, dopo altri due mesi, è stata presa l’impronta definitiva tissue level con transfer da riposizionamento per ExaConnect (figg. 3 e 4).
Al laboratorio viene richiesta la realizzazione di una corona in composito, ideale su impianti e nel caso specifico ancora più indicata per l’occlusione con i restauri esistenti. Il laboratorio prepara un modello di gesso con l’analogo ExaConnect e realizza sul Ti-Base per ExaConnect una corona in composito con tecnica Cad-Cam, che viene poi incollata sul Ti-Base.
Consegna: la corona viene avvitata sull’ExaConnect in bocca; la vite viene serrata con il cricchetto dinamometrico a 25 N e il canale della vite viene poi chiuso con della guttaperca e del composito (fig. 5).
Conclusioni
L’ExaConnect amplia le possibilità protesiche del sistema implantare XCN Leone, mantenendo tutti i vantaggi della connessione Morse Taper al livello della connessione implantare.
Fin dalla fase chirurgica è possibile fissare immediatamente l’ExaConnect e traslare quindi la connessione protesica Tissue Level, eliminando completamente l’utilizzo di cemento.
L’apposito moncone in Peek consente la realizzazione anche chairside di un provvisorio con un fitting ineccepibile.
Dato che le facce dell’esagono dell’ExaConnect sono coniche, si realizza un accoppiamento frizionante tra la corona avvitata e il connettore che elimina ogni possibilità di dislocazione e svitamento sotto carico funzionale.
La protesi potrà essere rimossa se necessario, mentre i tessuti rosa rimarranno inviolati.

Roberto Meli
Libero professionista a Firenze