Giovane paziente in buone condizioni di salute lamenta da alcuni mesi dolenzia e mobilità dell’elemento 11. L’esame obiettivo mostra infiammazione gengivale e accumuli di placca. In sede dell’elemento 11 è presente un residuo coronale sostenuto dalla gengiva e dall’esame radiografico si evidenzia il completo riassorbimento della radice (fig. 1). Dieci anni prima l’elemento 11 aveva subito l’avulsione traumatica ed era stato reimpiantato. Dopo tale episodio il paziente non si è più sottoposto a controlli.
In accordo con il paziente, si decide di sostituire l’elemento mancante con un impianto.
Eseguita la terapia causale, si raggiunge un buon controllo di placca e buone condizioni parodontali (fig. 2). Effettuata l’avulsione del residuo coronale dell’11 rimane una deformità della cresta di classe I di Seibert (fig. 3). Per ottimizzare i tempi, si decide di correggerla al momento dell’inserzione dell’impianto, utilizzando un lembo peduncolato secondo la tecnica di Abrams (roll flap tecnique).
Si esegue dunque un lembo peduncolato di tessuto connettivo dal versante palatino della zona edentula; prima dello scollamento, con una fresa diamantata a grana grossa, il lembo è stato privato dell’epitelio di superficie.
Sul versante vestibolare il connettivo è stato scollato a spessore parziale per creare una tasca all’interno della quale verrà invaginato il lembo peduncolato (fig. 4). Si inserisce un impianto Xive di diametro 4,5 e lunghezza 13 mm; il lembo peduncolato viene invaginato al di sotto del lembo vestibolare e a questo ancorato con un punto di sutura (fig. 5). All’impianto si collega un moncone di guarigione e si stabilizza il lembo con due punti di sutura (fig. 6). Il paziente ha ricevuto istruzioni di igiene personalizzate ed è stata prescritta terapia antibiotica con amoxicillina 1 g x 2 x 10 giorni, sciacqui con clorexidina allo 0,2% per 15 giorni.
Dopo 10 giorni è stata rimossa la sutura (fig. 7) e sostituito il moncone di guarigione con un provvisorio in resina, con carico non funzionale (fig. 8). Con il provvisorio, progressivamente modificato, condizioniamo la guarigione dei tessuti molli (figg. 9-10).
Il paziente è stato controllato settimanalmente per le prime 5 settimane, e ogni 2 settimane per i successivi 2 mesi. Per la finalizzazione del trattamento si aspettano ancora 4 settimane, durante le quali il provvisorio viene caricato anche funzionalmente. Si protesizza l’impianto con una corona in ceramica (fig. 11). Il risultato ottenuto si è mostrato clinicamente stabile anche nei controlli a distanza di tempo (fig. 12).

Angelo Cisternino
Libero professionista
Complimenti.Bel lavoro
Cura del dettaglio e passione un binomio fantastico.
Caro Collega un vero piacere sapere che esistono valori tanto preziosi.
Un caro saluto.
Aldo
complimenti ottimo lavoro,ne ho anche io uno simile, ho eseguito l ‘avulsione circa 20 giorni fa e ho colmato il vuoto con un elemento rimovibile.Vorrei sapere piu o meno dopo quanto tempo e stato inserito l impianto nel suo caso e come ha sostituito il centrale nell attesa della guarigione…..Gazie
Grazie per i complimenti. Rispondo alle domande. Nel mio caso non si è trattato di una vera avulsione, infatti, come si può vedere dalla radiografia la radice era completamente riassorbita. Ho solo tolto il residuo radicolare. L’impianto è stato inserito dopo la terapia causale, quando, alla rivalutazione, le condizioni parodontali del paziente erano buone. E’ stato protesizzato dopo 10 giorni con un primo provvisorio in resina che è stato modificato per guidare la guarigione dei tessuti. Quello che vedi in foto è solo il provvisorio finale. Per brevità di esposizione non ho messo tutta la serie di immagini che documentano le modifiche del provvisorio e di conseguenza i vari stadi di maturazione dei tessuti molli. Spero di essere sto esauriente. Cordiali saluti