Si presenta alla nostra osservazione la paziente, di anni 55, con dolore e mobilità degli elementi 4.4 e 4.5, su cui era stato precedentemente realizzato un ponte su due elementi sottoposti a terapia canalare e ricostruiti con perni-moncone in lega biomedicale. La paziente negava durante l’anamnesi patologie sistemiche prossime o remote ed era in grado di firmare il consenso informato.
Alla valutazione clinica i due elementi risultavano non recuperabili, l’elemento 4.4 presentava alla radiografia periapicale una lesione apicale di origine endodontica; inoltre il ponte 4.4-4.5 aveva una mobilità di secondo grado. Vista la necessita del recupero protesico, della eliminazione del quadro infiammatorio in atto e dell’impossibilità di un recupero mediante ritrattamento endodontico, in accordo con la paziente si opta per l’avulsione di entrambi gli elementi e la sostituzione dei medesimi con due impianti Prama (Sweden & Martina), scelti per il peculiare disegno del collo.
Per procedere a un inserimento implantare post-estrattivo è stata conservata in fase di avulsione la teca ossea vestibolare in spessore e altezza. Il volume osseo apicale consentiva di inserire impianti oltre l’alveolo dentario post-estrattivo e quindi di ottenere una buona stabilità primaria dopo l’inserimento delle fixture. Oltre che la larghezza, anche l’altezza e l’inclinazione della cresta alveolare e l’altezza dell’osso alveolare presso i denti adiacenti consentivano di procedere con un inserimento post-estrettivo con ottime possibilità di successo.
Inoltre per avere un maggiore controllo dei profili estetici abbiamo scelto come fixture implantare il modello Prama al momento dell’inserimento; infatti, la porzione convergente consente un posizionamento sommerso dell’impianto rispetto all’aspetto linguale dell’alveolo, limitando se non evitando l’esposizione vestibolare dovuta alla deiscenza ossea. Questa versatilità di posizionamento è legata non solo alla tridimensionalità del collo dell’impianto, ma anche al trattamento di superficie UTM: la microrigatura si è dimostrata un ottimo substrato tanto per i tessuti duri quanto per i tessuti molli.
Durante i tre mesi post-operatori gli impianti vengono lasciati guarire con le transmucose in titanio Prama In, che chiudono sul collo dell’impianto abbracciandone 0,5 mm e che aiutano la rapida conformazione di un tunnel mucoso spesso e sano, caratterizzato da un creeping ben visibile. Una volta che la maturazione del tessuto molle è considerata completa, si provvede alla realizzazione di un ponte definitivo avvitato in zirconio ceramica. Inizialmente la protesi ischemizza leggermente i tessuti, giacché i profili di emergenza sono stati disegnati per rifinire la conformazione ottenuta in prima battuta con le trasmucose di guarigione. Dopo una decina di minuti i tessuti molli risultano già conformati alla nuova morfologia e la paziente non riferisce alcun discomfort o fastidio.
La paziente è stata inserita in un programma di richiami di igiene professionale a quattro mesi ed è stata sottoposta a istruzioni di igiene orale.
Abbiamo effettuato follow-up di controllo a 3-6-12-24 mesi. Gli impianti si presentano radiograficamente e clinicamente in salute. La componente estetica ha soddisfatto le aspettative nostre e della paziente, non abbiamo osservato processi infiammatori in prossimità dei tessuti marginali, né recessioni ossee o tissutali.
Autori
Marco Gargari, docente di protesi all’Università di Roma “Tor Vergata”
Federico Guzzo, odontoiatra presso l’Ospedale “San Pietro” di Roma

Marco Gargari
Docente di protesi all'Università di Roma “Tor Vergata”