
Davide Foschi
Con la Speed up therapy di Davide Foschi è possibile effettuare riabilitazioni complete nei casi di grave usura dentale. L’approccio è davvero mininvasivo perché totalmente additivo e reversibile
Abitudini e patologie che portano a gravi perdite di tessuto dentale sono sempre più frequenti e così l’odontoiatra si trova ad affrontare la riabilitazione di dentature usurate. Davide Foschi, odontoiatra bolognese, propone la Speed up therapy, di cui parlerà anche il prossimo 10 giugno al convegno organizzato dal provider e20 che si terrà al Forte di Bard in Valle d’Aosta, centrato sul tema: “Nuovo approccio conservativo nella risoluzione di casi complessi”. Un altro appuntamento già in agenda è il corso pratico di due giorni a inizio novembre a Piacenza, totalmente dedicato alla Speed up therapy.
«L’approccio additivo ha permesso di rivoluzionare le tecniche, i materiali e le tempistiche necessarie a riabilitare i pazienti affetti da queste problematiche, rappresentando una vera e propria rivoluzione nella pianificazione e nella gestione di questi trattamenti – ci ha detto Foschi descrivendo la sua Speed up therapy –. “Quando e come” sono spesso gli elementi che fanno la differenza. Spesso è necessario un approccio multidisciplinare nel quale le ricostruzioni protesiche giocano un ruolo importante ma non unico, conservativa diretta e ortodonzia possono essere un grande aiuto per centrare gli obiettivi».
Dottor Foschi, cos’è la Speed up therapy e quali sono i suoi obiettivi?
Negli ultimi anni, le patologie che portano a gravi perdite di tessuto dentale sono sempre più frequenti. Aumenta l’abuso di sostanze acide e si consolidano abitudini dannose per la salute del cavo orale. La riabilitazione di dentature usurate rappresenta una sfida che negli ultimi anni l’odontoiatria moderna sta affrontando con sempre maggior interesse.
La Speed up therapy è una metodica che permette di impostare riabilitazioni complete della bocca attraverso un approccio totalmente additivo e reversibile, basato sull’aumento della dimensione verticale dell’occlusione (Dvo) e che permette di valutare aspetti prima di tutto funzionali, senza trascurare l’estetica.
Offrendo la possibilità di testare il progetto riabilitativo ancora prima di iniziare a “toccare” la dentatura usurata, l’approccio additivo ha permesso di rivoluzionare le tecniche, i materiali e le tempistiche necessarie a riabilitare i pazienti affetti da queste problematiche, rappresentando una vera e propria rivoluzione nella pianificazione e nella gestione di questi trattamenti.
I pazienti hanno sempre meno tempo da dedicare alle loro cure e oggi l’odontoiatria è sempre più spesso alla ricerca di compromessi tra soluzioni rapide e salvaguardia del patrimonio biologico. L’approccio riabilitativo deve assolutamente essere improntato alla conservazione dei tessuti dentali residui e deve ripristinare prima di tutto l’aspetto funzionale, senza comunque perdere di vista le necessità estetiche. Siamo molto affascinati dall’idea di ripristinare rapidamente situazioni molto compromesse, ma sappiamo bene che la qualità delle procedure richiede tempi tecnici e biologici che dobbiamo rispettare.

Paziente con sindrome di Sjogren, immagini iniziali e finali
Quali sono i trattamenti tipici per i settori anteriori e quali per i settori posteriori?
Il trattamento di scelta prevede l’utilizzo di restauri parziali come onlay, faccette e ricostruzioni dirette, proprio nell’ottica di prediligere un approccio il più conservativo possibile. È oggi possibile utilizzare materiali ibridi – ceramica e composito – che prima dell’avvento del digitale non erano disponibili e che, grazie alle loro caratteristiche, permettono di ottenere una buona resistenza meccanica accompagnata da una migliore stabilità estetica rispetto al passato.
Quali sono le indicazioni della Speed up therapy?
Le indicazioni principali riguardano i pazienti affetti da grave usura dentale, sia che si tratti di origine erosiva che parafunzionale. Ma non per forza deve sempre comprendere una riabilitazione di entrambe le arcate: a volte può interessare solo alcuni settori, che vengono trattati con l’obiettivo di ristabilire una funzione corretta e una protezione per gli elementi usurati; oppure, semplicemente, permette di ripristinare le superfici di precedenti soluzioni protesiche danneggiate dal tempo, come il rispristino delle superfici occlusali di vecchi ponti o corone.
E quali invece le controindicazioni?
Le controindicazioni si limitano ai casi gravemente parodontali o nei quali manca effettivamente una dentatura di supporto sulla quale “aggiungere” quanto perduto e consumato nel tempo.
Quali sono i vantaggi clinici e quali quelli economici per il paziente?
I principali vantaggi clinici sono legati alla possibilità di provare nuove soluzioni e assetti in maniera additiva e quindi modificabile e reversibile fino a quando si arrivi a trovare l’equilibrio corretto che permette al paziente di stare bene.
Altro aspetto da evidenziare è che, essendo un approccio additivo, prevede di lavorare senza necessità di fare anestesia, quindi è molto apprezzato dai pazienti che diventano un alleato “protagonista” di grande importanza nelle regolazioni dell’occlusione.
Dal punto di vista economico, la Speed up therapy permette di abbassare alcuni costi di laboratorio legati alle metodiche classiche come la richiesta di provvisori pre-limatura, perché nella sequenza operativa si passa direttamente dalle cerature diagnostiche al “test drive” in bocca attraverso la metodica dei mockup.
È comunque possibile proporre piani di cura che mantengano gli stessi obiettivi ma con costi differenti a seconda dell’approccio e dei materiali scelti (diretto/indiretto, composito/ibrido/ceramica) e che non escludono la possibilità di reintervenire successivamente attraverso restauri realizzati con materiali più performanti.

Paziente con erosione e parafunzione, immagini iniziali e finali
È un approccio totalmente reversibile? Lascia aperta ogni possibilità di trattamenti invasivi in futuro?
È sicuramente una metodica reversibile in quanto si basa su un approccio additivo, e proprio per questo si può immaginare di intervenire secondo diversi gradi di invasività: da ricostruzioni dirette in resina composita all’utilizzo di restauri indiretti in resina o ceramica, guadagnando tempo e risparmio biologico prima di arrivare a soluzioni sottrattive come proposte dall’approccio protesico classico.
Può addirittura essere combinato all’utilizzo di impianti, dove dovessero mancare elementi dentari, e permette in molte situazioni di ripristinare le superfici usurate di vecchi restauri senza la necessità di rimuoverli completamente.
Esistono protocolli di riferimento?
La metodica è basata sull’utilizzo dei mockup; negli ultimi dodici anni sono state perfezionate le procedure con grande attenzione a come impostare le cerature, come strutturare le chiavi in silicone, come testare l’assetto e i cicli masticatori, così come integrare l’approccio analogico agli strumenti digitali sempre più presenti all’interno dei moderni studi odontoiatrici. Attraverso corsi teorico-pratici di due giorni è possibile essere operativi ed efficaci.
Di quali tecnologie si avvale la Speed up therapy?
Per quanto riguarda le fasi provvisorie e di finalizzazione, oggi vengono privilegiate le metodiche adesive che permettono di salvaguardare il patrimonio biologico dei pazienti attraverso restauri con durata e resistenza paragonabili, e in alcuni casi superiori, alle metodiche classiche.
Renato Torlaschi
Giornalista Italian Dental Journal