Il paziente (M. J.) ci è stato inviato da amici dopo una caduta dagli sci che gli ha provocato la perdita di 3.1 e 3.2.
Quando giunge alla nostra osservazione, il collega ha correttamente tamponato provvisoriamente fissando con resina composita un solo elemento dentale nel ridotto spazio residuo.
Si tratta di un paziente di anni 62, in buone condizioni di salute e privo di patologie degne di nota.
Ci riferisce che dopo la caduta, nel reparto di chirurgia maxillare, gli è stata praticata la terapia canalare del 3.3 causa necrosi post-traumatica.
Trascorso un anno circa, si sono verificate infezioni ricorrenti in zona 3.3 con comparsa di fistola recidivante. A un esame radiologico appare un apice non ben definito che ci fa sospettare un riassorbimento post-traumatico.
Non ci sentiamo di esaudire le richieste del paziente che ci chiede il recupero del canino con una terapia di chirurgia endodontica, non certo perché non amiamo la “conservativa” ma, considerando l’inevitabile accorciamento apicale e il pescaggio osseo dell’elemento, la quota residua sarebbe un azzardo destinato, a nostro parere, ad una delusione.
Del resto a volte la capacità di dire “no” si è rivelata assolutamente vincente.
I fatti, dopo l’estrazione, ci hanno fortunatamente confortato: il riassorbimento era più importante di ciò che appariva radiologicamente.
Lo spazio residuo, dopo guarigione, è stato sufficiente per l’inserimento di due impianti con i quali abbiamo creato un compromesso estetico e funzionale per la riabilitazione protesica.
L’inserimento dei Bone Chips ci ha garantito la stabilità della cresta che, a distanza di sei mesi e anche ai controlli successivi, è risultata di buon supporto sia per la mucosa aderente che libera.
Abbiamo preferito un margine circonferenziale protesico con minimo spessore, sacrificando in parte l’estetica per garantire un mantenimento strutturale dei tessuti, aiutati anche dalla scarsa scopertura della linea del sorriso del paziente, che si è dimostrato collaborativo e soprattutto soddisfatto di aver risolto definitivamente l’infezione cronica in quel quadrante.

Aldo Crespi
Libero professionista
ottima scelta.Una domanda perche’ nn una membrana alla copertura dell’innesto?Ultima cosa la chirurgia e’ ben eseguita ,la protesi un po’ meno…
Caro Collega,
concordo con le tue osservazioni, del resto al meglio non c’è mai fine, per nostra “sfortuna” nemmeno al peggio.
Come sempre ti ringrazio e apprezzo lo scambio di punti di vista che ci invoglia nella professione e rappresenta lo spirito di Dental Academy.
Un caro saluto e buon lavoro a tutti.
Aldo
2 osservazioni alle critiche
1) mettere mebrane fissare pin allunga i tempi dell’intervento e la morbilità post operatoria a causa degli scollamenti più estesi il bello dell’osteobiolmp3 è che in caso di piccole fenestrazioni copre senza disperdersi e mi sembra che in questo caso il successo clinico lo dimostri altrimento l’impianto in zona 33 sarebbe andato perduto
2)il collarino in metallo subgengivale cmq assicura una buona igiene SENZA SOVRACONTORNI la fissazione dell’estetica superspinta è più italiana che nordeuropea
3)la zona frontale della mandibola è una brutta bestia, da trattare con prudenza e a volte impianti di piccolo diametro 2,8-3mm possono andare bene anche solidarizzati tra di loro in caso di carico immediato
Caro Aldo,
come sempre sei di un alto livello! complimenti per la risoluzione del caso e per l’amore che metti nel tuo lavoro (si evince benissimo)
Caro Giammaria,
apprezzo e ti ringrazio molto, fa sempre piacere un complimento, specie da uno stimato collega.
Un affettuoso saluto e tanto buon lavoro.
Aldo