
Riccardo Riatti
La tecnica ortodontica straight-wire è semplice ma efficace e, nella sua evoluzione più moderna, presenta una curva di apprendimento ridotta, che permette anche ai neofiti di raggiungere rapidamente risultati soddisfacenti
La tecnica straight-wire (a filo diritto) è nata quasi mezzo secolo fa ed è oggi estremamente diffusa. Ha migliorato i risultati ottenuti dagli ortodontisti in tutto il mondo, incorporando per la prima volta, direttamente nell’attacco ortodontico, tutte le informazioni necessarie a posizionare correttamente i denti. Ha però faticato ad affermarsi e solo recentemente ha avuto evoluzioni che permettono anche ai neofiti di raggiungere rapidamente risultati soddisfacenti. È una tecnica che deve essere appresa in modo preciso ed è essenziale imparare alcune manualità.
Italian Dental Journal ha intervistato sull’argomento Riccardo Riatti, ortodontista che svolge la libera professione in Emilia e che è il relatore a Bologna di due corsi specifici sulla tecnica straight-wire, uno di base per chi la affronta per la prima volta e uno avanzato, per chi voglia assimilarne tutte le potenzialità (per informazioni: riccardoriatti@gmail.com). Nei corsi di Riatti vengono anche analizzate apparecchiature ausiliarie, che integrano la tecnica straight-wire, come la barra palatale, l’espansore rapido del palato, la trazione extra-orale, la maschera di protrazione mascellare e gli avanzatori mandibolari.

Bracket straight-wire, pre-spessorazione
Dottor Riatti, come è nata e come si è evoluta nel tempo la tecnica straight-wire?
La straight-wire è una tecnica ortodontica in cui grazie a dei brackets particolari, pre-informati, si riduce la quantità di pieghe che l’ortodontista deve fare sugli archi ortodontici. L’arco ortodontico nella maggior parte dei casi presenta solo la curvatura sul piano trasversale necessaria a determinare la forma d’arcata.
È nata agli inizi degli anni Settanta grazie al lavoro di Lawrence Andrews. È successivamente migliorata grazie al contributo di grandi ortodontisti come Ronald Roth, che ha limitato le prescrizioni, Richard McLaughlin che ha semplificato le meccaniche e Dwight Damon che ha introdotto i brackets self-ligating. Richiedendo meno capacità manuali, è di più facile apprendimento rispetto ad altre tecniche ortodontiche.
Quali sono i suoi obiettivi?
Come per le altre tecniche ortodontiche, l’obiettivo è quello di portare i denti nella posizione pianificata dall’ortodontista. Con la tecnica straight-wire si cerca di farlo in modo semplice ma efficace, posizionando il dente tridimensionalmente nella posizione corretta sfruttando il bracket e non solo le pieghe eseguite sull’arco ortodontico.
Viene sempre utilizzata in maniera esclusiva o può essere integrata in piani di trattamento più articolati, abbinata ad altre tecniche?
Solitamente gli ortodontisti che utilizzano questa tecnica non sentono il bisogno di utilizzarne anche altre. Va comunque detto che, in alcuni casi particolari, si può integrare la tecnica straight-wire con meccaniche utilizzate in tecnica segmentata. Si possono infatti utilizzare cantilevers dai molari all’arco per controllare la verticalità durante le fasi dell’allineamento e livellamento o usare archi in overlay per massimimizzare il movimento di un dente molto malposizionato rispetto agli altri.
Fig. 2: caso clinico prima, durante e al termine del trattamento ortodontico
Quali sono le indicazioni cliniche più comuni?
Qualsiasi tipo di malocclusione può essere trattato con la tecnica straight-wire. Si possono trattare anche casi estrattivi in modo semplice senza la necessità di eseguire anse complesse sugli archi ortodontici. Grazie alle meccaniche a scorrimento, la chiusura degli spazi estrattivi risulta controllata e rapida.
In cosa consiste la tecnica straight-wire con sistemi self-ligating e quando è indicata?
Nei sistemi self-ligating un apposito sportellino integrato nella struttura del bracket permette di mantenere gli archi all’interno dello slot. Vengono eliminate le legature tradizionali metalliche ed elastiche riducendo ulteriormente i tempi alla poltrona. La frizione tra arco e bracket risulta ridotta, facilitando alcuni tipi di movimenti dentali.
Esistono controindicazioni?
No, nessuna controindicazione. Non c’è una particolare situazione ortodontica non trattabile con la tecnica straight-wire. L’utilizzo combinato di ancoraggi scheletrici assoluti (Tad’s o miniscrews) ha ulteriormente ampliato i limiti dei movimenti dentali ottenibili in modo predicibile.
Riguardo alle criticità, possiamo citare l’intrusione assoluta degli incisivi e il controllo dell’inclinazione dell’arcata sul piano trasversale. In questi casi, per controllare la dentatura durante l’allineamento e il livellamento, personalmente utilizzo delle meccaniche parzialmente segmentate che si integrano perfettamente con la tecnica stright-wire.
È la tecnica giusta per lo studente appena laureato o per il dentista generico che vuole iniziare a fare ortodonzia?
Sicuramente sì. La tecnica straight-wire nella sua evoluzione più moderna presenta una curva di apprendimento ridotta, permettendo anche ai neofiti di raggiungere rapidamente risultati soddisfacenti.
Va comunque sottolineato che, a prescindere dalla tecnica ortodontica utilizzata, l’ortodonzia richiede una preparazione specifica. Il tipo di tecnica ortodontica utilizzata non determina la diagnosi e il piano di trattamento. È comunque importante un percorso di studio approfondito. L’apprendimento delle manualità necessarie a trattare qualsiasi malocclusione risulta invece semplificato.
Ritengo che la tecnica straight-wire presenti rispetto alle altre tecniche molti vantaggi. In particolare tempi ridotti alla poltrona e semplicità di utilizzo. Per il paziente il fatto che non ci siano anse o archi ausiliari rende l’apparecchiatura più comoda ed estetica. È comunque necessario conoscerla in modo approfondito per poterla sfruttare al meglio e per potere ottenere dei risultati di qualità per i nostri pazienti. In particolare è importante conoscere la biomeccanica per potere prevedere i risultati delle forze che applichiamo ai denti.
Renato Torlaschi
Giornalista Italian Dental Journal