
Roberto Rosso
È di questi giorni la notizia che l’agenzia Fitch ha promosso l’outlook dell’Italia da “negativo” a “stabile”. Una promozione chiaramente dovuta al miglioramento delle condizioni di finanziamento del Paese e della riduzione del rischio, ma nella considerazione finale è un po’ ciò che sembra stia accadendo nella prospettiva futura del settore dentale, che nel 2013 ha vissuto un “rallentamento della decrescita” e, in alcuni ambiti, una ripresa non trascurabile.
Come sempre quando analizziamo il comparto e cerchiamo di spiegare i risultati dello studio di settore Unidi, presentato sabato 24 maggio al congresso degli Amici di Brugg di Rimini, dobbiamo considerare due differenti mondi, non sempre strettamente dipendenti: quello della produzione italiana e quello del mercato nazionale (i consumi).
La produzione
Il settore produttivo di dispositivi medici per il dentale è sempre stato particolarmente virtuoso. L’Italia rappresenta uno dei maggiori poli di fabbricazione. Escludendo lo shock del 2009 che ha marcato un decremento intorno al -3,5%, immediatamente risolto da un biennio 2010-2011 straordinariamente positivo, la produzione ha subito solo nell’ultimo periodo un rallentamento, con un trend comunque positivo: una lieve flessione della crescita dovuta essenzialmente alla riduzione della domanda interna, soprattutto per le apparecchiature. La buona vocazione all’esportazione e la riduzione dei consumi nazionali si sono quasi compensati, mantenendo comunque il segno positivo grazie all’export e in definitiva – secondo quanto emerso dall’ultimo studio di settore Unidi, che da anni monitora l’andamento del settore in Italia – migliorando la performance del 2013.
Il mercato nazionale
Questo ambito riguarda non la produzione, ma i consumi e gli investimenti di studi odontoiatrici e laboratori odontotecnici del nostro Paese.
In questo caso abbiamo assistito a dinamiche fortemente differenziate tra consumi e investimenti. I primi – vera variabile dipendente dall’accesso degli italiani alle cure odontoiatriche – non hanno mai avuto un vero e proprio crollo: nonostante la grave crisi il mercato è andato in recessione soltanto nel 2012 (tecnicamente per recessione si intendono due trimestri consecutivi con segno negativo), anno nel quale per la prima volta i consumi di dentisti e odontotecnici sono calati in termini di valore. Questa situazione è durata fino a fine dello scorso anno, sia pur con un progressivo “rallentamento della decrescita” dopo il picco negativo della primavera 2013.
Stando al panel Key-Stone della ricerca Flash Sell-out Analysis, l’ultimo esercizio ha chiuso a circa -1,5% (un po’ più marcato per i consumi dello studio e poco più favorevole per quelli del laboratorio, avvantaggiati dall’uso di prodotti per tecniche Cad-Cam, di maggior valore aggiunto). E la congiunturale del primo trimestre 2014 vede finalmente un segno positivo con un +1% nel trimestre puntuale e (non si vedeva da 24 mesi) un +0,2% sulla cumulata annuale.
Ricordiamo che nei prodotti di consumo non sono inclusi ortodonzia e implantologia, che hanno dinamiche assai differenti e purtroppo ancora in segno negativo, per ragioni facilmente imputabili alla procrastinazione di interventi più onerosi da parte di un’ampia porzione di cittadini.
Totalmente diverso, invece, l’andamento del mercato delle attrezzature, il cui acquisto è fortemente correlato al clima di fiducia degli operatori. Questo comparto aveva avuto un vero e proprio crollo sin dagli albori della crisi del 2009, e l’impatto si è ripercosso su tutta la filiera provocando situazioni di sofferenza, anche finanziaria, a produttori, importatori e distributori.
Come si può osservare nel grafico riepilogativo – che mostra l’andamento trimestrale dell’ultimo biennio – il trend negativo proveniva dai periodi precedenti a quelli sotto analisi ed è rimasto tale almeno sino a tutto il primo semestre del 2013. Poi, come spesso avviene nei mercati in cui il valore delle transazioni unitarie è abbastanza elevato, si è assistito a una ripresa piuttosto repentina, a partire dalla seconda parte dell’ultimo anno, confermata anche dalla congiunturale del primo trimestre 2014.
Questo ritorno agli investimenti da parte di studi odontoiatrici e laboratori può in parte essere dovuto a un maggior clima di fiducia, ma è probabilmente molto influenzato dalla mancanza di sostituzione delle attrezzature negli ultimi anni, tecnologie che vanno comunque incontro a obsolescenza e il cui rinnovamento non può essere procrastinato all’infinito. A ciò si aggiunga l’apertura di alcune centinaia di nuovi studi appartenenti al canale della cosiddetta “odontoiatria commerciale”, che normalmente sono dotati di tecnologie all’avanguardia.
I valori reali del mercato del 2008 sono ancora molto lontani e ci vorrà tempo per ritornare a quei livelli, soprattutto in assenza di un concreto recupero della domanda di prestazioni da parte dei cittadini e di provvedimenti anche legislativi che favoriscano e incentivino l’ammodernamento e l’ampliamento delle strutture.
Sarà quindi molto interessante valutare se questo recente trend positivo potrà essere considerato strutturale; per questo sarà importante osservare quale sarà l’andamento del mercato a fine giugno. La congiunturale del secondo trimestre, che si realizza grazie alla collaborazione di quasi tutti i principali distributori e fabbricanti operanti in Italia, unitamente ai risultati finali dello studio di settore Unidi, forniranno un’informazione preziosa per analizzare le dinamiche del mercato dentale italiano.
Roberto Rosso