Arriva una stretta contro la pubblicità scorretta in sanità. La commissione Bilancio della Camera ha approvato ieri un emendamento firmato dai deputati della Lega della commissione Affari sociali che impone l’esclusione di «qualsiasi elemento di carattere promozionale o suggestionale» dagli spot di strutture sanitarie private e «degli iscritti agli albi dei relativi ordini delle professioni sanitarie», comprese le società di odontoiatri. Possibile solamente indicare gli elementi “funzionali” a garanzia della sicurezza dei trattamenti sanitari.
L’emendamento è il numero 41.018 a firma degli onorevoli Rossana Boldi (vicepresidente della commissione Affari Sociali), Panizzut, De Martini, Foscolo, Locatelli, Lazzarini, Tiramani e Ziello ed è stato sostenuto da Fnomceo, Cao nazionale, Andi e Aio.
In questi giorni la commissione Bilancio della Camera ha proceduto a ritmo serrato nell’esame degli emendamenti sulla legge di Bilancio, che arriverà in aula domani alle 20 e sulla quale il governo dovrebbe porre la questione della fiducia giovedì. Ormai è solo questione di ore per l’approvazione del testo.
«L’emendamento mette finalmente ordine nel disordine assoluto che ha regnato fino ad oggi» ha detto a Italian Dental Journal Carlo Ghirlanda, presidente Andi, che sottolinea come l’emendamento sia in linea con la legge Bersani e non faccia altro che ribadire quello che è già contenuto in una legge dello Stato, e più precisamente il decreto legislativo 59/2010 “Attuazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno”, che agli articoli 31 e 34 «dice chiaramente che le comunicazioni commerciali degli iscritti a un Ordine devono avere determinate caratteristiche – spiega il presidente Andi –. Non c’è niente contra legem, contro l’Antitrust. È l’applicazione di una legge europea che nessuno ha mai fatto rispettare fino ad oggi e noi l’abbiamo fatto».
Proprio ieri, alla vigilia della discussione dell’emendamento in commissione, Michel Cohen, presidente dell’Associazione nazionale dei centri odontoiatrici (Ancod), commentava così: «L’emendamento alla manovra, che vuole escludere qualsiasi elemento di carattere promozionale o suggestionale dalle comunicazioni delle strutture sanitarie private di cura e degli iscritti agli Ordini delle professioni sanitarie, attribuendo agli stessi Ordini potere di verifica preventiva e di sanzione disciplinare sulle informazioni diffuse, cerca di ristabilire norme su cui si è già pronunciata, negativamente, l’Antitrust» concludendo che «questo tentativo, che se riuscisse aprirebbe soltanto la strada ad ulteriori ricorsi anche in sede comunitaria, deve comunque essere fermato, se non altro per coerenza normativa». Netto il giudizio al termine dell’approvazione dell’emendamento: «è antitetico rispetto all’attuale legge Bersani – dice Cohen – in quanto fortemente lesivo della libera concorrenza e della libera comunicazione di informazioni inclusive dei prezzi relative ai servizi offerti. In più il vincolo proposto nell’emendamento che prevede il direttore sanitario iscritto nello stesso territorio è fortemente lesivo della libera circolazione delle persone addirittura nello stesso territorio dello Stato, e crea enormi differenze legislative tra l’attività svolta dalle imprese obbligate al direttore sanitario territoriale, mentre gli studi professionali avrebbero libertà di apertura in qualunque regione senza vincoli».
«La genesi dell’emendamento è il testo che abbiamo portato nel decreto Dignità con la firma del presidente Fnomceo Filippo Anelli, del presidente della Cao nazionale Raffaele Iandolo, del presidente Aio Fausto Fiorile e la mia come presidente Andi – ricorda Carlo Ghirlanda –. Abbiamo trovato nell’onorevole Boldi una persona che ha capito l’urgenza e la necessità di questo percorso. All’interno del decreto Dignità probabilmente non ha trovato spazio perché quello fu una misura d’urgenza. Oggi ha trovato spazio nella legge di Bilancio e siamo molto soddisfatti che sia stato recepito, che sia stato cofirmato da tutti i deputati della Lega della commissione Affari Sociali, e quindi vuol dire che c’è una piena comprensione della natura di questo emendamento, che serve a difendere il cittadino, non a difendere la professione. Per noi la concorrenza c’è e rimane, ma finalmente il cittadino non sarà più imbrogliato, suggestionato. Da parte del professionista l’informazione sarà su titoli, specializzazioni e meriti, punto e basta. Non si potranno più utilizzare altre esche per catturare il paziente».
Per il presidente Andi la norma «Fa sì che il cittadino non sia passivo rispetto a delle comunicazioni che tutto hanno meno che lo scopo di informarlo. L’obiettivo è mettere il cittadino di fronte a una vera informazione in sanità, in cui la pubblicità informativa è lecita, ma non è lecita ad esempio la proposta di un impianto a 340 euro, accompagnato da una scritta minuscola in cui si dice che l’impianto non comprende l’estrazione, la vite di guarigione, la mesostruttura, la corona, le impronte, la radiografia. Oppure la protesi in prova per una settimana, al termine della quale l’unica soluzione proposta è un all-on-four. O ancora la pubblicità di una cura miracolosa per la parodontopatia, che poi in realtà si conclude col mettere impianti anziché salvare i denti naturali. Sono queste le suggestioni, gli imbrogli con l’unico scopo di far sì che il paziente entri in quegli spazi, in quegli studi, con la speranza di trovare una soluzione facile, veloce ed economica ai propri problemi di salute» sottolinea il presidente Andi Carlo Ghirlanda.
Andrea Peren
Direttore Italian Dental Journal