
Diego Bonaudo
Dalla bidimensionalità alla terza dimensione, fino agli scanner intraorali: dopo un percorso di trent’anni, l’odontoiatria digitale è oggi una realtà per i clinici che hanno scelto di imparare a utilizzare i software di progettazione
Il primo dispositivo Cad-Cam venne realizzato nel 1985 dalla Siemens, grazie alla genialità italiana dell’ingegner Marco Brandestini e a un’idea del professor Werner Mörmann dell’Università di Zurigo nel reparto odontoiatrico diretto dal professor Felix Lutz. Avevano pensato di realizzare un’unità di imaging o di acquisizione delle immagini attraverso l’utilizzo di una telecamera ottica per leggere la preparazione del dente da restaurare.
I file così ottenuti, venivano trasferiti a un computer munito di software specifico, che li elaborava per ottenere un modello 2D dell’arcata dentaria. Il progetto del restauro dentale, una volta completato, veniva inviato all’unità di fresaggio che dava origine al restauro in ceramica integrale che, con tecniche adesive, veniva cementato al dente da restaurare. Era possibile così abbattere drasticamente i tempi per la realizzazione del restauro, saltando la filiera del laboratorio odontotecnico.
Accadeva 32 anni fa, quando nasceva il desiderio di standardizzare le procedure cliniche e di laboratorio per la restaurativa dentale e per affrontare la richiesta estetica sempre più crescente dei nostri pazienti, ma a costi finali più contenuti. Sono di fatto passati molti anni e grazie ad alcuni utilizzatori pionieri che hanno creduto nella metodica digitalizzata innovativa, le aziende dedicate hanno potuto sviluppare questi sistemi Cad-Cam anche per il settore odontoiatrico.
Dal 2D al 3D
L’odontoiatria digitale ha richiesto un importante cambiamento di mentalità, di protocolli operativi e organizzativi di tutta l’equipe odontoiatrica. Inizialmente, nel lontano 1985, gli strumenti erano grossolani e la progettazione dei restauri parziali o totali coronali era molto indaginosa: si svolgeva attraverso l’impiego di software che offrivano solo immagini del progetto bidimensionali, pertanto la realizzazione del progetto del restauro e il suo fresaggio richiedevano molto tempo per un risultato a dir poco insufficiente.
Inutile dire che è stata fatta molta strada dal 1985 a oggi in questo settore. Occorre aspettare però fino all’anno 2003 per avere il primo cambio epocale, dove sia hardware che software hanno permesso a noi dentisti di realizzare finalmente progetti 3D e finalmente quello che appariva come progetto sullo schermo del computer, era realmente quello che l’unità di molaggio avrebbe realizzato per fresaggio a freddo di blocchi in ceramica feldspatica, in tempi brevi. Si diffondeva a macchia d’olio, specie oltreoceano, la cosiddetta tecnica Chairside, ovvero la possibilità per il paziente di ricevere un restauro coronale parziale o totale, in un’unica seduta ambulatoriale. Notevoli erano i vantaggi facilmente intuibili, sia per gli operatori del settore che per i pazienti odontoiatrici.
Gli scanner intraorali
Il secondo cambio epocale importante è avvenuto nel 2013, quando l’introduzione di telecamere per l’impronta ottica hanno permesso la realizzazione di un modello virtuale senza l’impiego durante le riprese dell’ossido di titanio per rendere uniforme e con lo stesso livello di riflessione la superficie del dente da restaurare.
Molte aziende del settore hanno creduto nell’evoluzione digitale dei sistemi di ripresa e scansione ottica delle arcate dentarie, quindi oggi c’è l’imbarazzo della scelta.
Esistono telecamere, ormai tutte di livello elevato per precisione, che producono file immediatamente eseguibili in campo protesico e in campo ortodontico, con possibilità di integrazione con la radiologia volumetrica per processi orientati alla riabilitazione implanto protesica e quindi alla chirurgia guidata software assistita, e con possibilità in tempo reale di interagire con il laboratorio odontotecnico. Il futuro non è alla porta, è già entrato nei nostri studi e lo stiamo già vivendo.
Diego Bonaudo
Odontoiatra
Nella sua pratica quotidiana utilizza software di ultima generazione per CadCam System, per realizzare restauri estetici in ceramica integrale e software come Implant 3D 7.0 e Nobel Clinician per la chirurgia implantare. Anche la sua terapia ortodontica ha subito un’evoluzione in senso digitale con l’utilizzo del software Clean Check di Invisalign.
A fine ottobre il dottor Bonaudo, presso il suo studio di Torino, tiene il corso “Come la tecnologia digitale può supportare il clinico nelle riabilitazioni implanto-protesiche a carico immediato in una singola seduta ambulatoriale”