
Giuseppe Luongo
SPECIALE EXPO 3D
La consensus conference D20 della Digital Dentistry Society produrrà un documento per colmare il gap tra avanzamento tecnologico e pratica clinica e fornire indicazioni, limiti, vantaggi e svantaggi rispetto alle procedure convenzionali
«Le tecnologie digitali stanno rapidamente cambiando il modo in cui l’odontoiatra moderno pianifica ed esegue le terapie ma anche la maniera in cui comunica con le figure professionali che concorrono alla realizzazione del piano di trattamento e con il paziente stesso. Il tumultuoso sviluppo del digitale in odontoiatria non ha permesso un parallelo progresso della ricerca in questo specifico settore: da questa osservazione è nata l’idea di fondare una società scientifica dedicata». È quanto afferma Giuseppe Luongo, specialista in chirurgia maxillo-facciale e presidente della Digital Dentistry Society (Dds).
Oggi, a circa tre anni dalla sua fondazione, la società raccoglie i maggiori esperti in questo settore, è diffusa in tutto il mondo e rappresenta uno dei punto di riferimento internazionali per l’odontoiatria digitale. Uno dei primi obiettivi che gli esperti della Dds si sono posti è stato quello di fare il punto su quanta evidenza scientifica esista oggi sulle tecnologie digitali applicate all’odontoiatria. «Per questo scopo – spiega Luongo – abbiamo invitato venti tra i maggiori esperti internazionali del digitale, che si sono riuniti a Milano nel mese di settembre dello scorso anno per partecipare a una “consensus conference” denominata D20. Il meeting è stato preceduto da un’analisi accurata della letteratura internazionale che ha portato alla realizzazione di un documento di grande rilevanza che rappresenta una fotografia perfetta dello stato dell’arte in questo nuovissimo settore».
Ma come mai si è reso opportuno effettuare una validazione scientifica del digitale in odontoiatria? «L’esigenza – risponde il presidente Dds – nasce dalla percezione che all’enorme e rapidissimo sviluppo delle tecnologie digitali non ha corrisposto altrettanta evidenza scientifica per quanto concerne precisione, vantaggi e limiti di questo nuovo modo di fare odontoiatria rispetto ai metodi convenzionali. La realizzazione di un documento ufficiale elaborato da una comunità scientifica internazionale formata da esperti di diverse discipline, raccolto da una società scientifica senza scopo di lucro, rappresenta la più trasparente soluzione per colmare questo gap».
Si è innanzi tutto ricercato un coordinatore di indiscutibile obiettività e la scelta è ricaduta su Marco Esposito, direttore dello European Journal of Oral Implantology, direttore associato del Cochrane Oral Health Group e professore associato in biomateriali all’Università di Göteborg, in Svezia. Sono stati quindi costituiti quattro gruppi di lavoro, ciascuno sotto la guida di un coordinatore esperto, e ogni gruppo si è dedicato ad approfondire un macroargomento: radiologia 3D, scanner intraorali, riabilitazioni protesiche digitali e chirurgia guidata. È stata analizzata tutta la letteratura esistente sull’argomento, selezionando gli articoli dai quali fosse possibile ricavare i dati di maggiore qualità sotto il profilo dell’evidenza scientifica.
Il risultato della ricerca è stato riassunto in un documento che sarà pubblicato in occasione del primo congresso internazionale della Digital Dentistry Society, in programma a Lione dal 5 al 7 ottobre. «Ci sembra questo – afferma Luongo – il miglior momento per unire i due principali obiettivi della mission societaria: divulgare l’utilizzo delle tecnologie digitali in odontoiatria e rappresentarne in maniera obiettiva e scientifica indicazioni, limiti, vantaggi e svantaggi rispetto alle procedure convenzionali».
Ma quali sono i risultati più rilevanti? In attesa che vengano presentati i dati ufficiali di questa analisi, il presidente della Dds anticipa che «quanto emerge conferma che la letteratura su questo argomento è estremamente giovane, con molti quesiti a cui occorre ancora dare una risposta chiara e univoca. Appare anche evidente che l’evoluzione è talmente rapida che la produzione dei dati scientifici si riferisce spesso a dispositivi e procedure già ampiamente sostituite nel mercato reale».
Renato Torlaschi
Giornalista Italian Dental Journal
EXPO 3D: IN MOSTRA A RIMINI L’INTERO FLUSSO DIGITALE_A Expo3D, uno dei padiglioni di Expodental Meeting di Rimini, viene messo in mostra, per la prima volta in Italia, l’intero flusso digitale con un’esposizione completa delle tecnologie disponibili sul mercato e un ricco programma di workshop ed eventi sul tema.
Expo 3D pone in evidenza le tre principali fasi del flusso di lavoro digitale: dall’acquisizione dell’immagine alla produzione del manufatto, passando attraverso la scelta dei materiali e dei software di lavorazione. Obiettivo di Expo 3D è fare chiarezza sui dispositivi e le procedure, mostrare le nuove tecnologie in azione, fare formazione per mettere i partecipanti nelle condizioni di valutare e progettare al meglio il loro passaggio al digitale.
«Come sempre avviene quando si affrontano novità di tale portata bisogna introdurre gradualmente gli strumenti più idonei e subito utilizzabili nella pratica quotidiana, con immediati benefici per il flusso di lavoro e curve di apprendimento rapide – spiega Carlo Mangano della Digital Dentistry Society, la società scientifica che ha allestito a Expo3D un percorso teorico che per tre giorni mostrerà tutto il digital workflow –. Cbct e scanner intraorale – dice Mangano – rappresentano il primo investimento che uno studio odontoiatrico dovrebbe affrontare, ma i benefici saranno subito evidenti, immediati e propedeutici a seguire il cammino digitale con sempre maggiore consapevolezza della sua inevitabilità».