L’obiettivo della terapia canalare, la prevenzione o l’eliminazione della parodontite apicale di origine endodontica, è strettamente associato all’interesse di quantificare il successo del trattamento endodontico.
Diversi studiosi di endodonzia hanno cercato di determinare i risultati della terapia canalare primaria. L’ultimo studio in proposito è una revisione sistematica con metanalisi pubblicata sull‘International Endodontic Journal (1) condotta dall’endodontista Loren Burns e i suoi colleghi del New York University College of Dentistry che, oltre a calcolare i tassi di successo hanno esplorato gli effetti di diversi fattori clinici sugli esiti del trattamento.
Precedenti revisioni sistematiche avevano evidenziato il numero limitato di studi di alta qualità esistenti in letteratura su questo tema, oltre a una forte disomogeneità degli approcci seguiti nelle ricerche, tanto che si erano moltiplicate le richieste di una maggiore standardizzazione nella progettazione degli studi, nella registrazione dei dati e nel formato di presentazione dei risultati. Tuttavia, i risultati di questa revisione sistematica, guidata dall’approccio Grade, suggeriscono che la maggior parte degli studi sugli esiti della terapia canalare primaria continuano ad essere caratterizzati da una scarsa qualità metodologica e da un basso livello di evidenza.
Nella revisione sono stati inclusi 42 studi, e la metanalisi ha mostrato che le percentuali di successo raggruppate ponderate si potevano stimare al 92,6% adottando criteri poco stringenti, che però scendevano all’82% con un approccio più rigoroso.
Tra le caratteristiche cliniche valutate, la presenza preoperatoria di una lesione periapicale è stato il fattore più importante nel condizionare l’esito della terapia canalare primaria, con un odds ratio riportato di 2,75. Inoltre, uno dei recenti progressi registrati in endodonzia, l’avvento della strumentazione “rotativa”, non è risultato essere un fattore statisticamente significativo nell’influenzare i risultati del trattamento rispetto alla strumentazione tradizionale. Le analisi di meta-regressione hanno mostrato che neppure il diverso grado di qualifica degli operatori ha avuto effetti significativi sulle percentuali di successo. Ma gli autori segnalano che i casi affrontati da specialisti in endodonzia erano probabilmente più complessi rispetto a quelli trattati da dentisti generici o da studenti universitari.
«In conclusione – scrive Burns – i risultati positivi della terapia canalare primaria rimangono elevati e il trattamento endodontico si conferma, nel complesso, un metodo affidabile e di successo per preservare la dentizione naturale, indipendentemente dai criteri di successo utilizzati. I fattori biologici, come la presenza di una radiotrasparenza periapicale pre-operatoria, continuano ad essere le variabili più significative nell’influenzare l’esito della terapia canalare primaria. Inoltre, i risultati di questa ricerca suggeriscono che i progressi tecnologici nella strumentazione del canale radicolare, come gli strumenti rotanti in nichel-titanio, volti ad aumentare l’efficienza e la riproducibilità del trattamento endodontico, non influiscono sulle percentuali di successo del trattamento».
Renato Torlaschi
Giornalista Italian Dental Journal