La paziente M. E. di anni 58 presenta una lesione apicale cronicizzata nel secondo premolare superiore di destra. Dall’anamnesi emerge che il manufatto è stato realizzato circa 25 anni prima e non ha mai dato disturbi.
Da qualche tempo (3 settimane circa) è comparso dolore diurno e notturno costante e gravativo, senza grosse punte algiche. La signora è determinata a risolvere perché non sopporta più tale disagio.
Se dovessimo immaginare il quesito terapeutico probabilmente ognuno vedrebbe la soluzione in modo diverso. Il mio mentore usava dire: «molte sono le strade che portano a Roma». In questo caso però ci sono paletti guida.
Velocità di esecuzione per esigenze personali, divieto di ricorrere all’implantologia e al ritrattamento, scelta da noi preferita, impossibilità di sedute troppo lunghe e, non ultimo, costi accettabili.
Ci siamo quindi chiesti quali terapie possibili restavano e non siamo riusciti a pensare a altro che exodonzia e ponte ad intarsi. Un compromesso che univa i vantaggi della veloce realizzazione, il meno invasivo possibile considerando la presenza di un restauro mesiale sull’1.6, con aspetti economici più che accettabili e, per finire, tempi di “poltrona” relativamente veloci.
Considerando il cross della paziente e la rotazione del primo premolare abbiamo noi posto paletti per il risultato cosmetico prima di deludere le aspettative, per la verità più che corrette della paziente.
Abbiamo anche chiarito che, in un tempo tanto ridotto (due settimane tra estrazione e riabilitazione) i tessuti cervicali non sarebbero maturati. Accettato tutto questo, abbiamo estratto l’elemento, suturato, preparato e preso l’impronta.
Il laboratorio è stato provvidenziale nei tempi aiutandoci non poco nel chiudere il caso.
Anche se non abbiamo raggiunto il risultato estetico che avremmo voluto, dobbiamo considerare gli spazi anatomici modesti e i paletti posti fin dall’inizio, la cosa che ci conforta è la completa risoluzione dei sintomi e il miglioramento visibile anche dal controllo finale radiologico, nonché essere riusciti a mantenere l’integrità pulpare e per finire l’osservazione postuma delle condizioni radicolari della superficie distale e dell’apice.
Abbiamo esaudito le richieste della paziente: questo è il messaggio più importante di questo caso clinico, cercare un compromesso che possa da una parte accontentare il paziente e dall’altra non farci sentire frustrati per aver ceduto a un compromesso avvilente per la professione.

Aldo Crespi
Libero professionista a Corsico (Milano)
se questo è un caso di compromesso io è meglio che cambio mestiere e soprattutto non pubblichi mai nulla, grazie Bruno Tortorelli futuro ex libero professionista in Roma
Caro Bruno,
simpatia a parte, quello che scrivi nasconde certamente una passione per il lavoro fuori dal comune.
Grazie e ancora grazie e naturalmente buon lavoro.
Aldo
hai usato un cemento resina tipo Multilink automix? Grazie, mie precedenti esperienze con cementi tradizionali mi hanno sempre decementato
Si Bruno,
cementi resinosi e paziente indottrinato alle inevitabili attenzioni sulla masticazione consapevole, oltre ad evitare accuratamente caramelle gommose e altro che potrebbe portare all’estrusiva. Preparazioni più parallele possibili e buon bilanciamento occlusale e poi, accada quel che accada, le decementazioni le abbiamo avute tutti.
Un caro saluto.
Aldo