L’obiettivo finale della terapia parodontale è la rigenerazione dell’apparato di supporto del dente con formazione di nuovo cemento, legamento parodontale e osso alveolare. In condizioni ideali, il guadagno di attacco clinico dopo terapia dovrebbe essere pari alla riduzione della profondità di sondaggio, senza incremento della recessione. Questo è particolarmente importante nel trattamento di difetti in zona estetica.
Di frequente riscontro nella pratica clinica sono difetti infraossei nel settore anteriore che presentano l’integrità dei tessuti molli senza recessione vestibolare e/o interdentale. In queste situazioni, eliminare l’infiammazione dei tessuti, minimizzando la recessione gengivale e mantenendo l’integrità del tessuto molle interdentale, è l’obiettivo principale della della terapia non chirurgica.
Caso clinico
Una giovane paziente di 27 anni si è presentata alla nostra attenzione lamentando sanguinamento durante le manovre di igiene orale domiciliare in zona 1.1-2.1.
Dopo valutazione clinica e radiografica si è fatta diagnosi di parodontite aggressiva localizzata, con difetto osseo verticale a carico dell’elemento 1.1 associato a un sondaggio di 8 mm e in assenza di recessione dei tesuti molli vestibolari e interdentali.
Il piano di trattamento ha previsto una seduta di terapia eziologica associata all’utilizzo di antibiotico locale. La strumentazione della superficie radicolare, mirata alla disgregazione del biofilm batterico e alla rimozione del tartaro sottogengivale, è stata effettuata con punte ultrasoniche utilizzate in maniera incrementale. È stata utilizzata una punta ultrasonica di tipo A fino a 3-4 mm di profondità, quindi una punta P fino a 6 mm, e infine una punta PS fino a 7 mm. Il razionale dell’utilizzo della parte più sottile delle punte ultrasoniche è di evitare di traumatizzare il versante interno della tasca durante la strumentazione, per ridurne il più possibile il curettage non intenzionale e di conseguenza la contrazione tissutale.
Al termine della seduta è stato applicato localmente, partendo dal fondo della tasca, un antibiotico topico a base di doxiciclina al 14% veicolata da un carrier biodegradabile che ne permette il rilascio controllato (Ligosan, Kulzer). Dopo sette giorni è stata effettuata la seconda applicazione di antibiotico all’interno della tasca.
La paziente è stata richiamata mensilmente per i primi tre mesi per eseguire controllo di placca sopragengivale e verificarne la compliance igienica. A sei mesi dalla terapia iniziale è stato eseguito un controllo radiografico che ha evidenziato una remineralizzazione del difetto osseo. Clinicamente si è osservata una completa eliminazione del sanguinamento al sondaggio una riduzione della profodità di tasca da 8 mm a 4 mm in assenza di incremento della recesione vestibolare e della papilla interdentale.
Il trattamento combinato con punte ultrasoniche utilizzate in maniera incrementale all’interno della tasca associato all’uso del Ligosan ha permesso di ottenere un risultato ottimale in termini di eliminazione dell’infiammazione, guadagno di attacco clinico e rimineralizzazione ossea radiografica, mantenedo inalterata l’estetica dei tessuti molli.
Autori:
> Martina Stefanini DDS, PhD, assegnista di ricerca all’Università di Bologna
> Matteo Sangiorgi DDS,PhD, assegnista di ricerca all’Università di Bologna
> Giovanni Zucchelli DDS, PhD, professore associato all’Università di Bologna

Martina Stefanini
DDS, PhD, assegnista di ricerca all'Università di Bologna