Il paziente, attualmente di 68 anni, senza particolari patologie, si presentò sei anni fa alla nostra osservazione richiedendo una protesi totale inferiore. Considerata l’età del paziente, la limitata capacità di spesa e l’atrofia ossea, venne proposta una riabilitazione implanto-protesica con un intervento mininvasivo e l’utilizzo di tre mini impianti. Il trattamento fu accettato dal paziente e fu realizzata un’overdenture inferiore ancorata su tre impianti mini2SKY (bredent medical) (fig. 1).
Il paziente, già portatore di protesi mobile nell’arcata superiore e soddisfatto dal maggior comfort della riabilitazione a supporto implantare, si è rivolto nuovamente al nostro studio chiedendo se fosse possibile trasformare la protesi inferiore da rimovibile a fissa.
Dopo aver effettuato un’indagine radiologica accurata, mediante tomografia computerizzata, si nota che il decorso del nervo alveolare è spostato coronalmente. In entrambe le emiarcate, nelle zone 36 e 46, l’osso a disposizione in senso verticale è solo di circa 6,5 mm. Si informa il paziente della possibilità di eseguire un intervento chirurgico di innesto osseo per poter inserire nuovi impianti e realizzare una protesi fissa.
Tale proposta non viene accolta per motivi strettamente economici. Si prospetta così un protocollo terapeutico “All-on-five” e la realizzazione di un Toronto Bridge, con il contestuale inserimento di due impianti short in zona 36-46, che permettono lo sfruttamento ottimale del tessuto osseo preesistente. Al paziente viene quindi offerta una soluzione con il giusto rapporto qualità-prezzo, alla sua portata, che viene positivamente accettata.
L’intervento chirurgico per l’inserimento degli impianti in zona 36 e 46 viene effettuato utilizzando la protesi preesistente, come dima chirurgica, per facilitare il corretto posizionamento delle fixture. La scelta del dispositivo ricade sugli impianti ultra short copaSKY (bredent medical), che presentano un’altezza di solo 5,2 mm, la speciale superficie “osseo-connect” e una connessione conico-parallela estremamente stabile. Con tecnica mininvasiva sono stati inseriti due impianti ultra short del diametro di 4 mm.
A distanza di tre mesi, a osteointegrazione avvenuta, si è proceduto alla riapertura, inserendo i formatori gengivali che hanno favorito una guarigione ottimale dei tessuti perimplantari (fig. 2). Dopo 15 giorni è stata presa l’impronta definitiva utilizzando i transfert per la tecnica finestrata, che sono stati bloccati tra loro per mezzo della resina autopolimerizzante Qu-resin (bredent) e garantendo la precisione della posizione implantare (fig. 3). La componentistica implantare prevede soluzioni MUA che consentono la realizzazione di una protesi avvitata (fig. 4). L’odontotecnico, dopo aver sviluppato il modello e inseriti gli abutment uni.cone (bredent medical), ha realizzato il wax-up. Quindi si è proceduto alla rilevazione dei rapporti occlusali, alla prova estetica e della struttura metallica. È stata realizzata una protesi Toronto ad avvitamento occlusale con armatura metallica, sulla quale sono stati montati denti in resina preconfezionati (fig. 5).
Il caso clinico illustrato rappresenta un esempio di come gli impianti ultra short, nel caso di creste alveolari con dimensione verticale ridotta, permettono uno sfruttamento ottimale dell’osso preesistente, prevenendo complessi interventi di innesto osseo e offrendo ai pazienti una valida e sicura alternativa a costi contenuti.

Ermanno Davide Perin
Specialista in implantologia a carico immediato, libero professionista a Montebelluna (TV)