Tutti noi sappiamo bene l’importanza dell’isolamento del campo operatorio con la diga di gomma, ci siamo sentiti ripetere all’infinito, in tutti i corsi di endodonzia, che rappresenta il presupposto fondamentale per il successo endodontico che oggi supera il 95 per cento quando eseguito nel rispetto dei protocolli, e scende al 70 per cento per i ritrattamenti.
Nonostante questo ormai quasi scontato tam-tam crediamo capitato in molti studi di approcciarsi al paziente per un ritrattamento canalare e sentirsi dire «che cosa è questo foglio di gomma»?
Così è accaduto alla nostra paziente C. G. di anni 65 inviata nel nostro studio per un forte dolore in quadrante tre.
All’esame radiologico notiamo un’area radiotrasparente certamente importante nel peri-apice delle mesiali. Durante la rimozione della guttaperca, infatti, la contaminazione batterica risulta evidente per la presenza di essudato ben organizzato.
Questo avvalora la sorpresa della paziente all’impiego della diga, confermandoci che la precedente canalare, per altro tutt’altro che disonorevole, avrebbe avuto un’evoluzione diversa con l’isolamento del campo.
I sintomi sono scomparsi e anche ai controlli siamo confortati dalla nota “presunzione di guarigione” che avviene solitamente quando la sintomatologia algica scompare dopo il ritrattamento, prudentemente ricordiamo alla paziente che la recidiva non si può escludere in modo categorico.
Questa esperienza clinica sul campo, seppur semplice e ordinaria, ci ha spinto a scrivere questo promemoria al fine di cercare proseliti.
Pertanto, considerando le molte variabili che decretano il successo delle terapie endodontiche:
– la massima detersione, alesatura, disinfezione e riempimento 3D;
– la perizia e l’esperienza dell’operatore;
– la tecnologia impiegata;
– le risposte biologiche dettate dell’equilibrio immunitario.
Con la diga avremo:
– un campo meno contaminato;
– i tessuti distesi dal lattice che migliorano le fasi operative;
– una maggior serenità dovuta al ridotto rischio di ingestione;
– la saliva fuori dal campo operativo;
– una concentrazione visiva migliore;
– una diminuzione dei tempi morti;
– una barriera protettiva per l’operatore;
– una barriera protettiva per l’assistente;
– un comfort sia psicologico che operativo per il paziente;
– un comfort sia psicologico che operativo per il dentista;
– un aumento della sensibilità tattile per minori interferenze;
– un valore aggiunto come qualità percepita.
Sono molti i motivi per i quali privarsi dell’isolamento del campo resta una grossa ingenuità, ormai riconosciuta da tutto il mondo scientifico. È quindi un vero peccato che il suo impiego abbia ancora oggi percentuali insoddisfacenti, come dimostrano le indagini statistiche sull’argomento.
Meno didattica ma più palpabile la piacevole sensazione di fare una cosa giusta, ben fatta, che trasmette una sensazione di ordine.
Proprio per questo vorremmo consigliare agli irriducibili “no diga”, che rappresentano la maggioranza, di vincere l’inerzia e provare.
Potrebbe accadere come è successo a molti automobilisti convinti del “no cintura”, che oggi non riescono più a guidare senza.
Ci assolvano i colleghi che conoscono bene quanto scritto specie su un argomento diremmo “ridondante”, ma visibilmente ancora non compreso dalla maggioranza.

Aldo Crespi
Libero professionista
Chi non usa la diga,Dio lo castiga!