Una paziente di 62 anni, in buono stato di salute generale, giunge alla nostra osservazione per una Vvm (Venous Vascular Malformation) all’emilabbro inferiore destro, presente dall’età di 10 anni e precedentemente sottoposta a exeresi chirugica ed embolizzazione selettiva, con recidiva. La neoformazione del labbro, delle dimensioni di 15 x 10 mm, si presenta violacea, rilevata, comprimibile (con scomparsa quasi totale all’esame diascopico) ed è clinicamente silente.
L’asportazione chirurgica di un tessuto così riccamente vascolarizzato può risultare indaginosa per l’elevato rischio di emorragie, generalmente ben controllabili nelle forme minori ma che possono comunque aumentare la durata dell’intervento.
Dopo aver effettuato l’ecodoppler con sonde (Hockey stick) da 7-15 MHz per valutare l’origine del difetto ed escludere la presenza di shunt artero-venosi ad alto flusso, in accordo con la paziente si decide di procedere al trattamento mediante disidratazione forzata con fotocoagulazione indotta (Fdip) (1). Questa tecnica, che sfrutta le capacità coagulative del laser a diodi (810-830 nanometri), ci consente di intervenire in modo microinvasivo e senza toccare il tessuto. Abbiamo utilizzato un laser a diodi (830 nm) con una fibra da 300 ?m a 5,0 W di potenza, in continua (Cw), cominciando a irradiare la lesione con un movimento continuo di tipo centrifugo “a spirale” diretto dal centro verso la periferia della lesione.
La fibra non viene mai portata a contatto con il tessuto e non viene mai mantenuta troppo a lungo nello stesso punto, scaricando così la sua energia sulla lesione sempre a distanza. Man mano che tale energia agisce si ottiene la chiusura dei capillari con collasso dell’intima vasale e la lesione comincia ad apparire biancastra e a raggrinzirsi. Al termine dell’intervento, eseguito senza anestesia e con buona tolleranza da parte della paziente, la neoformazione si presenta di aspetto completamente biancastro e pianeggiante. La disidratazione a cui è sottoposta, sfruttando l’affinità del diodo per il pigmento dell’emoglobina, fa sì che scompaia dopo circa 2-4 settimane, assumendo dapprima un aspetto fibrinoso per poi lasciar posto alla normale anatomia del tessuto, con completa restitutio ad integrum.
Lo svolgimento dell’intervento ha comportato l’impiego di un tempo non superiore ai 15 secondi e la paziente è stata dimessa senza che presentasse particolari problemi postoperatori, con la sola raccomandazione di applicare un gel a base di clorexidina gluconato per 14 giorni e di evitare l’assunzione di alimenti e bevande calde per 2 giorni.
Al controllo dopo 20 giorni la guarigione è quasi completa. A distanza di un mese e mezzo il processo di guarigione si può ritenere concluso e a distanza di 7 mesi l’area trattata non è più identificabile con precisione e non vi è alcuna retrazione cicatriziale. L’utilizzo della scala numerica verbale (Vns) per la valutazione della sintomatologia dolorosa postoperatoria ha evidenziato un discomfort postchirurgico pressoché nullo.
Il trattamento con laser a diodi delle lesioni vascolari della mucosa orale attraverso la Fdip consente di poter trattare patologie anche di dimensioni estese con un buon risultato, spesso senza alcun tipo di anestesia. Inoltre, essendo il controllo dell’emostasi ottimale, nella maggior parte dei casi non è necessaria la sutura chirurgica.
Tutte queste caratteristiche, unite a un buon risultato estetico, determinando il successo della tecnica con un buon indice di gradimento anche da parte del paziente.
Gli autori dell’articolo sono Rolando Crippa (direttore del Dipartimento di patologia orale e laserterapia dell’Istituto stomatologico italiano, Milano) e Silvia Friuli (Dipartimento di patologia orale e laserterapia dell’Istituto stomatologico italiano).
Bibliografia
1. Treatment of hemangioma of the head and neck with diode laser and forced dehydration with induced photocoagulation. F Angiero, S. Benedicenti, G.E. Romanos, R. Crippa. Photomed Laser Surg. 2008 Apr; 26(2):113-8.

Rolando Crippa
MD, DDS, MFSS, Direttore del Dipartimento di patologia orale e laserterapia dell’Istituto stomatologico italiano - Milano, Clinical Coordinator e Vice Presidente della IANYUP, CDE, College of Dentistry NY (Usa), Professore presso l’Università di Genova, Dipartimento di scienze chirurgiche e diagnostiche integrate
Caro collega, il caso e’ molto interessante, a tal proposito volevo
Chiederti una delucidazione in quanto non ho ben capito quanti spot da 15sec bisogna fare.
E se c’è bisogno di fare una o più applicazioni.
Grazie per la disponibilità
Giancarlo Ciardi
Complimenti, ottima soluzione per un caso “rognosetto”.
Indubbiamente il caso è stato trattato e risolto egregiamente.
Trovo però che questa patologia sia di pertinenza più chirurgico-dermatologica che odontoiatrica. ( Quanti casi del genere vede un dentista generico ? )
Questo è il motivo per cui continua a sfuggirmi la reale utilità del laser in uno studio dentistico.
Nonostante gli sforzi dei rivenditori nel trovarla !!
Grazie per i complimenti. La metodica è ripetibile, predicibile nei risultati, facile nell’esecuzione e alla portata di tutti.
Presto pubblicheremo altri casi interessanti trattati con la metodica laserassistita.
Beh, ormai sul laser in Odontoiatria c’è più di una evidenza.
Ci sono in Italia pubblicazioni, Scuole e Master per impararne l’uso. Certo, i venditori non sempre ti offrono l’arrosto ma questo non toglie che la sostanza esiste.
Se ti servono delucidazioni circa l’utilizzo dei 4 principali laser Odontoiatrici, Diodo, Neodimio, Erbio e CO2 contattami pure.
A presto
Non credo ci fosse la necessità di “sdoganare” il laser a diodi su queste patologie (che sono di pertinenza di chi le sa trattare!). La velocità di esecuzione, la semplicità di applicazione, la predicibilità del risultato rendono questa metodica non comparabile con qualsiasi altra tecnica chirurgica. Nel caso di specie le immagini non lasciano spazio a nessuna critica.
Complimenti agli autori
Roberto Borloni
In questo e nella maggior parte dei casi, è sufficiente una sola applicazione della durata di 10-15 secondi per ottenere una remissione completa.In caso di lesioni particolarmente estese o non completamente regredite dopo circa 15 giorni, possono essere necessarie una o più sedute aggiuntive. Tuttavia, secondo la nostra esperienza, tali evenienze son piuttosto rare ed in genere una sola seduta garantisce la risoluzione.
Restiamo a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Silvia Friuli