I nuovi canoni della riabilitazione protesica sono il rispetto della biologia dei tessuti e il ricorso a tecniche di preparazione mininvasive, abbinati all’utilizzo dei nuovi materiali ceramici. Una delle metodiche più mininvasive è la tecnica Mipp
La valutazione delle aspettative del paziente e la sua comprensione circa le possibili soluzioni terapeutiche rappresentano un momento cruciale prima di intraprendere qualsiasi piano di trattamento in odontoiatria.
La valutazione analitica dei parametri facciali, dento-labiali e fonetici, componenti chiave dell’analisi relativa alle caratteristiche del viso e alla dinamicità delle labbra in rapporto ai denti, costituisce un indispensabile punto di partenza della riabilitazione protesica, pur rappresentando solo una parte dell’insieme di procedure necessarie alla finalizzazione estetica ottimale. L’aspetto dentale e quello gengivale completano l’analisi estetica, fornendo all’odontoiatra le informazioni necessarie a effettuare le scelte operative più appropriate per ogni singolo caso. Una valutazione attenta e razionale di questi parametri consente al professionista, unitamente a una sistematica metodologica, il miglioramento del livello qualitativo dei propri lavori, guidandolo nella realizzazione di restauri che dovranno risultare integrati non solo nell’ambito orale ma anche nel contesto del viso del paziente.
«In quest’ottica, il rispetto della biologia dei tessuti e il ricorso a tecniche di preparazione minimamente invasive, unitamente all’utilizzo dei nuovi e performanti materiali ceramici, rappresentano le basi per un successo estetico e funzionale» spiega il dottor Mauro Fradeani, relatore con l’odontotecnico Giancarlo Barducci del corso precongressuale dell’ultimo congresso dell’Accademia italiana di odontoiatria protesica (Aiop) tenutosi a Bologna lo scorso novembre.
Le basi della tecnica Mipp
«Fra le varie metodiche – continua Fradeani – la Minimal Invasive Prosthetic Procedure (Mipp) è una procedura protesica che permette, in casi selezionati, di limitare al massimo la rimozione di struttura dentale, preservando lo smalto dentale al fine di ottimizzare le procedure adesive sia nei confronti del substrato dentale che di quello del restauro ceramico». Tale tecnica permette inoltre di minimizzare il rischio di danno pulpare, massimizzare la forza e la resistenza del restauro, massimizzare la resistenza a forze dirette lateralmente, oltre che il potenziale estetico dello stesso e limitare al minimo l’accumulo di placca.
La Mipp prevede la classificazione in quattro classi a seconda della presentazione clinica:
– Mipp 0, nel caso di ricorso a restauri esclusivamente addizionali (anteriori o posteriori), senza quindi alcuna preparazione dentale;
– Mipp 1, nel caso di restauri parziali (veneers o inlay/onlay) con una minima preparazione dentale in smalto;
– Mipp 2, nel caso di restauri parziali (sottoclasse A) o full veneers (sottoclasse B) con preservazione dello smalto;
– Mipp 3, nel caso di una (sottoclasse A) o due (sottoclasse B) arcate intere con alterazione della dimensione verticale di occlusione, ma sempre con preservazione dello smalto.
Nelle classi 0 e 1 il paziente è mantenuto con la sua occlusione esistente in massima intercuspidazione, mentre nelle classi 2 e 3 il paziente viene riabilitato in relazione centrica, ottenendo pertanto una nuova situazione di riferimento riproducibile e fisiologicamente vantaggiosa. L’aumento della dimensione verticale permette di ottenere uno spazio sufficiente per realizzare dei restauri posteriori cementati adesivamente oltre ad evitare o limitare al minimo la preparazione dentale (ad esempio la porzione palatale degli anteriori nel caso di riabilitazioni estese).
Una procedure concordata passo passo con il paziente
Prima di procedere con le fasi successive della riabilitazione, può risultare necessario un molaggio selettivo al fine di provvedere a un aggiustamento occlusale per ridurre eventuali discrepanze occlusali e ottenere un ristabilimento funzionale. In base poi alle indicazioni fornite dal clinico sulle modifiche da apportare sul rapporto interarcata, sulla posizione dentale e sulla variazione della dimensione verticale, il tecnico realizza la ceratura diagnostica (Wax-up) che rappresenta l’espressione del piano di trattamento estetico-occlusale effettuato dal clinico.
Dalla ceratura diagnostica viene realizzata una mascherina in silicone all’interno della quale viene iniettato del composito fluido. Inserita la mascherina nel cavo orale si attenderà la completa polimerizzazione del composito che consentirà di evidenziare la nuova posizione della cresta incisale – punto di partenza fondamentale per la definizione dei rapporti estetici dento-labiali, funzionali e fonetici – e l’adeguatezza delle lunghezze dentali stabilite.
Grazie a questa tecnica completamente additiva (Mock-up) il paziente potrà previsualizzare il risultato ottenibile con il lavoro definitivo, senza che l’odontoiatra abbia provveduto ad alcuna preparazione dentale. Questa tecnica inoltre permette al paziente di poter decidere se procedere o meno con la terapia restaurativa, senza alcun vincolo.
Realizzato il Mock-up, vengono effettuate con delle frese calibrate le preparazioni dentali che risulteranno adeguate ai nuovi volumi restaurativi. Seguono quindi la fase di ribasatura e rifinitura dei restauri provvisori, che verranno indossati dal paziente per un tempo necessario a un’ottimale risposta biologica dei tessuti gengivali, e le fasi della prova biscotto e della cementazione adesiva del lavoro definitivo.
Giuseppe Pio Patianna
Odontoiatra
1. Fradeani M. La riabilitazione estetica in protesi fissa. Analisi estetica approccio sistematico al trattamento proteico. Quintessenza 2004.
2. Fradeani M. Evaluation of dentolabial parameters as part of a comprehensive esthetic analysis. Eur J Esthet Dent 2006 Apr; 1(1):62-9.
3. Fradeani M, Barducci G, Bacherini L. Esthetic rehabilitation of a worn dentition with a minimally invasive prosthetic procedure (MIPP). Int J Esthet Dent 2016 Spring; 11(1):16-35.