La scelta dell’utilizzo di impianti corti è influenzata da diversi fattori, tra i quali ricordiamo la scarsa disponibilità di volumi ossei adeguati, la qualità del tessuto osseo stesso, l’accettabilità della procedura da parte del paziente. La sua necessità di cura infatti non va considerata in termini meramente biologici, ma deve spingersi sino alla più intima comprensione delle sue condizioni di esistenza, psicologiche, antropologiche, occupazionali e sociali.
Non bisogna tuttavia trascurare altri importanti aspetti che possono influenzare la scelta di tale metodica: l’esperienza e l’abilità dell’operatore sono elementi fondamentali per evitare un posizionamento implantare errato che, operando a lembi chiusi, potrebbe esitare in danni neurologici dovuti a una errata valutazione anatomica, sia preliminare che intraoperatoria. Per questa ragione i dati diagnostici assumono particolare valenza in questi casi.
I desideri e le aspettative del paziente vanno a completare il quadro decisionale, ponendo dei limiti alle alternative terapeutiche. Il nostro principale obiettivo rimane comunque la ricerca di procedure minimamente invasive attraverso le quali sia possibile raggiungere il risultato ottimale nel minor tempo possibile e con la metodica più semplice disponibile.
Caso clinico
In un paziente di 77 anni con assenza dei primi e secondi molari in entrambi i quadranti inferiori, la TC mostrava volumi ossei residui inadeguati al posizionamento di impianti dentali di misura standard; la proposta di una protesi rimovibile è stata rifiutata a priori.
Valutando i volumi ossei esistenti, veniva scelta una soluzione implanto-protesica che prevedeva l’utilizzo dei nuovi impianti Syra short, realizzati da Sweden & Martina in collaborazione con il dottor Cannizzaro; tali impianti a esagono esterno, appositamente studiati per le situazioni cliniche di ridotta dimensione ossea verticale, sono caratterizzati da altezza ridotta, rispettivamente di 4, 5 e 6 mm, e da una spira con passo costante di 0,75 mm, profondità di spira crescente da coronale ad apicale (da 0,30 a 0,70) e alta capacità di taglio per garantire un’ottima stabilità primaria anche in caso di osso poco compatto.
Nel nostro caso sono stati posizionati 4 impianti di diametro 4,25 mm per 6 mm di lunghezza, compatibilmente con il decorso del nervo alveolare inferiore che distava dalla cresta mediamente circa 7 mm.
Il posizionamento con tecnica flapless, con torque d’inserimento variabili dagli 80 ai 90 Ncm, richiedeva pochi minuti.
Si attendevano quindi circa 45 giorni per la prosecuzione del caso e le relative fasi protesiche. L’impronta veniva effettuata con tradizionali transfer avvitati e la realizzazione delle corone con tecnica in fusione utilizzando monconi calcinabili con base in Cro-Co, successivamente ceramizzati.
La tecnica flapless utilizzata per l’intervento ha consentito un post-operatorio privo di sintomatologia e il paziente non ha avuto necessità di assumere Fans. Nei controlli a breve la mucosa non presentava aree di infiammazione e a 6 mesi non si evidenziava una diminuzione dei livelli ossei marginali.
Il paziente ha mostrato una compliance estremamente favorevole, con un buon mantenimento, favorito dalla elevata detergibilità del manufatto protesico. Il suo livello di soddisfazione era alto per la migliorata qualità di vita in termini di sicurezza, autostima e relazioni sociali.
I risultati a medio termine dell’utilizzo di impianti corti dimostrano che è possibile, quando ricorrano le condizioni ideali, effettuare riabilitazioni anche di singoli elementi, con enormi vantaggi in termini di costi biologici ed economici per il paziente.
La parte odontotecnica è stata seguita dal laboratorio Visolab di Saluzzo

Marco Cavallari
Libero professionista a Racconigi (Cuneo)
Caro Marco,
mi sono chiesto più volte l’indicazione per impianti “corti” il tuo caso rappresenta la risposta clinica più completa ad ogni mio quesito.
Sinceri complimenti per tutto, aggiungerei una semplice foto “clinica ” del caso finito nella bocca del paziente.
Un caro saluto e come sempre buon lavoro.
Aldo
Caro Aldo, innanzitutto grazie per il tuo commento; i pareri e le opinioni di tutti per me sono sempre ben accetti e, soprattutto, costruttivi.
Desideravo soltanto chiarire il tuo dubbio; della documentazione clinica del caso fanno parte ovviamente molte più immagini, comprese quelle cliniche di fine lavoro. Per motivi di spazio purtroppo le redazioni scelgono di contenere il numero delle fotografie in relazione alle loro esigenze grafiche, così come il testo è stato sintetizzato per le stesse ragioni. Tali modifiche ho accettato poiché il senso della soluzione implanto-protesica proposta mi sembrava mantenuto.
Sto utilizzando il syra short in molte altre circostanze, la maggior parte delle quali per evitare rialzi di seno mascellare nell’ottica di rendere più semplici e meno invasivi gli interventi.
Abbiamo diversi studi RCT in corso con syra team e il dott. Cannizzaro di Pavia, tutti orientati alla miniinvasività operatoria. Se ti fa piacere puoi scrivermi alla mail info@marcocavallari.it e ti manderò le altre foto.
Ancora grazie e buon lavoro a te!
Marco
Caro Marco,
ti ringrazio molto per la tua articolata risposta, come correttamente scrivi il senso della pubblicazione è perfettamente esaustivo ed è proprio per tale iconografia che ho notato l’assenza della foto finale del risultato clinico nella bocca del paziente.
Comprendo perfettamente e ti auguro come sempre buon lavoro.
Aldo