La Digital Dentistry Society sottolinea come il progresso industriale proceda più velocemente delle prove scientifiche. In odontoiatria protesica è possibile attuare un workflow interamente digitale, anche se la convalida scientifica è ancora in sospeso
Il continuo sviluppo delle procedure odontoiatriche offre nuove opportunità nel campo della protesi fissa ed è interessante confrontare flussi di lavoro completamente digitalizzati con quelli analogico-digitali tradizionali per il trattamento con ricostruzioni fisse su denti naturali o supportate da impianti. Se ne è fatto carico un gruppo di ricercatori e clinici coordinati da Tim Joda dell’Università di Berna, che ha presentato i risultati di una revisione della letteratura al primo meeting della Digital Dentistry Society (Dds) che sono poi confluiti in un articolo pubblicato su Bmc Oral Health. Il lavoro fa parte della prima consensus conference della società scientifica; seconda riunione di consenso tra esperti sulle tecnologie digitali è stata organizzata a Marrakech, in Marocco, il 16 e 17 novembre.
La revisione della letteratura ha mostrato che la maggior parte delle pubblicazioni sull’argomento è incentrata su concetti di trattamento misto che combinano procedure di lavoro analogiche e digitali, mentre risulta sostanzialmente inesistente un’evidenza di buon livello scientifico riguardante flussi totalmente digitali.
Solo tre studi randomizzati controllati (Rct) hanno studiato restauri singoli su denti naturali e su impianti, ma hanno scelto impostazioni, periodi di follow-up e outcome diversi tra loro, rendendo così impossibile formulare raccomandazioni basate sulle evidenze.
«Il progresso industriale – scrivono gli autori della revisione – sembra procedere più velocemente delle prove scientifiche. Questa considerazione rappresenta anch’essa un risultato interessante per il clinico, che deve decidere se investire e implementare un flusso di lavoro completamente digitale nella sua attività quotidiana».
A un livello di evidenza inferiore rispetto agli Rct, diversi studi descrittivi hanno comunque dimostrato la fattibilità di un workflow interamente digitale per restauri singoli e protesi parziale fissa short span. In ogni caso, i protocolli digitali stanno influenzando in modo crescente i concetti di trattamento in protesi. «I vantaggi di un ambiente virtuale sono ovvi – scrivono ancora gli autori – anche se la convalida scientifica è ancora in sospeso. L’indicazione appropriata è un prerequisito e la corretta applicazione è assolutamente cruciale per il successo della terapia generale e, infine, per un paziente soddisfatto».
I vantaggi del flusso digitale
Sul tema è senz’altro interessante segnalare uno studio prospettico italiano, non incluso in questa revisione ma comparso su Cad/Cam (2), che ha mostrato il posizionamento implantare guidato e l’applicazione di restauri protesici fissi a supporto implantare prodotti tramite flusso di lavoro completamente digitale. A tale scopo gli autori (Francesco Mangano, Carlo Mangano, Fabrizia Luongo e Giuseppe Luongo) hanno utilizzato scansione intraorale, pianificazione virtuale, chirurgia computer guidata e un protocollo di carico immediato della protesi provvisoria. «Il beneficio della chirurgia implantare guidata – spiegano – consiste in un posizionamento degli impianti più sicuro e predicibile, ottenuto tramite l’utilizzo di una dima chirurgica progettata e prodotta con tecnologia Cad-Cam; tale posizionamento è ottenuto con un software per la pianificazione implantare virtuale. La chirurgia implantare guidata può inoltre aiutare il clinico a eseguire un intervento chirurgico implantare senza elevazione del lembo parodontale, provocando meno disagio al paziente e velocizzando i tempi di guarigione e di lavoro».
Altri elementi del workflow digitale sono la scansione digitale e la Cbct: «la scansione intraorale per la realizzazione di protesi definitive su denti naturali e impianti dentali è sempre più diffusa e offre molti vantaggi rispetto alla tecnica d’impronta convenzionale, tra cui minor disagio per il paziente, maggior velocità, accuratezza, precisione e riproducibilità. L’impronta ottica è utile all’acquisizione di tutte le informazioni tridimensionali dei tessuti dentali e gengivali, mentre la Cbct permette di acquisire tutte le informazioni 3D sull’anatomia della cresta ossea residua, incluse altezza, spessore e inclinazione».
Infine, la sovrapposizione delle informazioni dentogengivali, acquisite con scansione intraorale, e di quelle ossee, acquisite tramite Cbct, «permette oggi la progettazione virtuale del posizionamento di impianti, la realizzazione di dime per la chirurgia guidata e la modellazione e preparazione di provvisori per il carico immediato».
Giampiero Pilat
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Bibliografia
1. Joda T et al. The complete digital workflow in fixed prosthodontics: a systematic review. BMC Oral Health. 2017 Sep 19;17(1):124.
2. F. Mangano et al. Full digital workflow nella pratica quotidiana in implantologia. Studio clinico prospettico. Cad/Cam 2016; 21.