
Stefano Fedele e Valeria Mercadante
Quanto sono efficaci i trattamenti disponibili contro la xerostomia e l’iposalivazione indotte dalla radioterapia? Per rispondere a questa domanda, un esame sistematico della letteratura è stato effettuato da un team composto da due ricercatori italiani che lavorano a Londra (Valeria Mercadante e Stefano Fedele), un italiano dell’Università di Milano (Giovanni Lodi), un inglese (Stephen Porter) e un saudita (Arwa Al Hamad).
Gli autori hanno individuato venti studi condotti su un totale di 1.732 pazienti e l’analisi dei dati, pubblicata su Oral Oncology, ha portato a promuovere pilocarpina e cevimelina, farmaci che «dovrebbero rappresentare la prima linea di terapia per i sopravvissuti da tumori del collo e della testa con xerostomia e iposalivazione causate dai trattamenti radioterapici. L’utilizzo di altre modalità di trattamento non può essere supportata sulla base delle evidenze attuali».
La cevimelina è un farmaco parasimpaticomimetico e agonista muscarinico, approvato nell’anno 2000 dalla Food and Drug Administration per il trattamento della xerostomia nei pazienti affetti da Sindrome di Sjögren, mentre la pilocarpina è un alcaloide naturale, ricavato da una pianta di origine brasiliana.
La riduzione della xerostomia ottenuta con la somministrazione sistemica della pilocarpina appare superiore a quelli della cevimelina e in entrambi i casi gli effetti si mantengono a lungo termine.
Le due sostanze sembrano efficaci anche nell’aumentare il flusso salivare.
«La nostra metanalisi – scrivono gli autori – mostra che l’utilizzo a lungo termine della cevimelina può indurre un aumento della salivazione non stimolata, anche se l’entità del miglioramento sembra modesto; tuttavia i pazienti hanno dichiarato di sentirsi meglio o molto meglio e quindi l’effetto è da ritenersi clinicamente significativo».
Riguardo invece alla pilocarpina, i dati disponibili forniscono solo «l’evidenza di un aumento della salivazione a breve termine dopo l’assunzione di una singola pillola, mentre gli effetti a lungo termine non sono noti».
Secondo gli studi pubblicati, la tossicità delle due sostanze è pressappoco simile, con una tendenza della cevimalina a essere un po’ meglio tollerata, ma le evidenze non sono forti e non risultano sperimentazioni in cui sia stato effettuato un confronto diretto. Analogamente, mancano evidenze (oppure sono molto deboli) a supporto dell’utilizzo dell’applicazione topica della pilocarpina, dell’utilizzo di umidificatori, di rimedi erboristici o della terapia laser.
In generale, nella gestone della xerostomia sono ampiamente usati i sostituti salivari e prodotti per la bocca, come dentifrici, gel e gomme da masticare, ma anche in questo caso non è stato possibile trovare dati a sufficienza per attestarne l’efficacia nei pazienti in cui questa condizione si è manifestata in seguito a radioterapia.
Giampiero Pilat
Giornalista Italian Dental Journal