Lo sviluppo e l’affidabilità dei compositi, associata ai sistemi adesivi universali, ha offerto al clinico un’ulteriore opzione per la gestione dei casi con lesioni cariose estese. I pazienti che presentano questo tipo di situazione (come il caso clinico presentato in questo report), stando alle indicazioni “classiche”, soprattutto per il dente 26, vengono trattati con dei restauri parziali indiretti (intarsi a ricoprimento cuspidale).
Oggi grazie alle nuove tecnologie dei materiali compositi, come ad esempio il Venus Pearl della Kulzer, le cavità estese con la perdita anche di una cuspide possono essere trattati con dei restauri diretti in composito.
Il caso presentato in questo report è stato trattato attraverso una tecnica di stampaggio, la Single Index Technique la quale, grazie all’utilizzo di un silicone trasparente (Memosil 2 Kulzer) viene “copiata” la superfice occlusale del dente da trattare, se questa presenta una buona anatomia. Una volta rimossa la carie ed eventualmente abbattuta la parete non sostenuta, viene eseguito il protocollo adesivo, applicato il composito scaldato nella cavità e successivamente viene inserita la mascherina per “incollare” il restauro con l’anatomia copiata precedentemente dalla mascherina. Una volta rimossi gli eccessi di composito in fase plastica, viene polimerizzato attraverso la mascherina in silicone trasparente. Successivamente vengono eseguite le fasi di rifinitura e completato il restauro.
La tecnica
La Single Index Technique può essere applicata in tutti i casi dove la morfologia occlusale è congrua, e quindi permette la possibilità di eseguire un “copia e incolla” di quella determinata forma occlusale.
Una situazione clinica favorevole per questo tipo di approccio è quando un elemento dentario presenta un restauro preesistente, diretto o parziale indiretto (onlay), con morfologia congrua ma con al disotto una infiltrazione cariosa. Un’altra situazione clinica, che è quella presentata in questo report, è quando abbiamo una lesione cariosa, occlusale e/o interprossimale, in un dente non compromesso da un punto di vista anatomico (fig. 1).
Vengono inseriti cuneo e matrice, per poi procedere con l’impronta parziale in silicone trasparente Memosil 2 Kulzer (figg. 2 e 3). L’impronta con cuneo e matrice in posizione può essere anche presa dopo aver montato la diga, prima però di iniziare l’apertura di cavità (fig. 4). La polimerizzazione della mascherina è chimica e una volta completata la conversione viene rimossa dal cavo orale e rifinita con un bisturi e provata nuovamente in bocca verificando la stabilità e i punti di repere, che sono a livello equatoriale delle superfici vestibolo-palatino dell’elemento da restaurare.
Viene eseguita l’apertura di cavità, rimossa la carie e quindi fatta una analisi cavitaria; la parete disto-palatina viene abbattuta in quanto non sostenuta (fig. 5). La matrice e il cuneo vengono messi in posizione e dopo aver eseguito il protocollo adesivo con un sistema universale (iBond Kulzer), con un approccio convenzionale “free hand”, viene stratificato con tecnica incrementale il pavimento della cavità e la parete prossimale distale attraverso un composito di ultima generazione (Venus Pearl Kulzer) (fig. 6).
A questo punto viene provata la mascherina con cuneo e matrice sezionale in posizione che servirà a contenere il composito nell’area prossimale in fase di stampaggio. La prova della mascherina in questa fase è molto importante per verificare l’adattamento della stessa e verificare i punti di repere a livello delle superfici equatoriali bucco-palatine (fig. 7). Il composito viene scaldato nell’apposito fornetto e applicato sulla superficie occlusale del dente con una spatola (fig. 8). Si inserisce la mascherina per la fase di stampaggio occlusale, verificando che si posizioni in base ai punti di repere descritti in precedenza. Il composito in eccesso che fluisce sotto alla mascherina, cioè dalle aree equatoriali vestibolo-palatine, viene rimosso con una spatola o una sonda e il materiale viene polimerizzato attraverso la mascherina trasparente. Un altro ciclo di polimerizzazione viene eseguito dopo la rimozione della mascherina (fig. 9). Si procede quindi con le fasi di rifinitura attraverso un approccio convenzionale. Una volta smontata la diga vengono eseguiti i controlli occlusali. A distanza di tempo vengono effettuati dei controlli occlusali del restauro stampato (figg. 10 e 11).
Conclusioni
La Single Index Technique si può applicare tutte le volte che la morfologia occlusale di un dente intatto o di un preesistente restauro permette di essere copiata da una mascherina trasparente, la quale poi verrà utilizzata per stampare la forma acquisita in precedenza.
Nel caso clinico presentato, da indicazioni convenzionali si deve abbattere una cuspide e quindi optare per un restauro parziale indiretto con una preparazione delle pareti leggermente divergenti, la quale permette di avere un impatto più aggressivo sui tessuti sani residui, aumentando il costo biologico. Con la Single Index Technique di fatto si può eseguire un restauro diretto, attraverso un “copia e incolla”, essendo quindi più conservativi perché non c’è bisogno di fare una preparazione con pareti divergenti. Inoltre con questa procedura il paziente ha solo una seduta e i costi economici sono legati a un restauro diretto piuttosto che indiretto.

Riccardo Ammannato
Riccardo Ammannato, libero professionista a Salita Santa Caterina (Genova) info@studioammannato.com