Nei nostri studi riceviamo sempre più richieste di restauri di lesioni cervicali non cariose con perdita di sostanza dentale mineralizzata, alla cui origine possono esserci cause diverse, tra cui erosione, abrasione e abfraction. Oltre al fenomeno della sensibilità, questi difetti risultano in aree concave nell’immediata vicinanza dei tessuti parodontali ed è facile che in queste regioni così sensibili si sviluppi un biofilm microbico. Questo può portare a gengiviti e a tutte le sue pericolose conseguenze per la salute orale e per la salute generale del paziente.
Questi casi hanno una classica indicazione per i restauri in composito, in quanto senza trattamento i difetti tendono a espandersi. Il successo e la longevità di questi restauri sono strettamente legati alla tecnica utilizzata e alla scelta dei materiali. In tali casi, è imperativo selezionare un materiale che abbia buone proprietà fisiche e che sia resistente all’ambiente orale. Inoltre, è particolarmente importante che il materiale sia facilmente lucidabile, così da ottenere una superficie liscia. Il materiale da restauro Admira Fusion (Voco) appartenente alla gamma Ormocer soddisfa questi requisiti.
Caso clinico
Il paziente si presenta lamentando ipersensibilità di 34 e 35. Entrambi i denti erano stati restaurati due volte, sebbene i restauri fossero andati persi dopo un breve periodo. Inoltre, il dente 34 era stato riparato con un restauro in composito inadeguato. Un esame clinico dettagliato mostrava anche interferenze occlusali durante i movimenti laterali, che sono state risolte prima dell’applicazione dei nuovi restauri.
I restauri sono stati applicati con l’aiuto di due aspiratori per il controllo dell’umidità nel sito. Dopo il completo condizionamento con acido fosforico al 37% (fig. 2), è stato applicato il sistema adesivo Admira Bond (Voco) (fig. 3) e fotopolimerizzato per 20 secondi.
Dopo la tecnica a incrementi, con incrementi di non più di 2 mm, si è iniziato il restauro della cavità (fig. 4). La destrezza del clinico assicura restauri con un buon sigillo marginale e un corretto contorno. A questo riguardo, sono essenziali spatole e pennelli adeguati.
Una volta applicato l’incremento finale, ciascun restauro è stato polimerizzato per 40 secondi, utilizzando un gel solubile in acqua per la polimerizzazione finale per evitare la formazione di uno strato di inibizione dell’ossigeno sulla superficie del composito e migliorare così le sue caratteristiche fisiche.
È stato utilizzato un bisturi nr.12 per rimuovere gli eccessi prossimali e cervicali, iniziando così la finitura e la lucidatura. È stato utilizzato un disco da lucidatura a grana media per il contouring fine e per la lisciatura iniziale della superficie. La lucidatura della superficie è stata eseguita con gommini ricoperti di diamante con lamelle di lucidatura flessibili in due diverse granulometrie (Eve Diacomp Plus Twist). La lucidatura finale è stata ottenuta con un pennellino con peli di capra e feltrini, in combinazione con paste diamantate e ossido di alluminio.
Il risultato finale era esteticamente piacevole e molto soddisfacente dal punto di vista funzionale (fig. 5).

Sanzio Marques
Libero professionista