L’attuale tendenza restaurativa in caso di elementi dentari non vitali si sta sempre più orientando verso i principi dell’odontoiatria adesiva e della minima invasività, grazie anche all’avvento di nuovi materiali associati alle tecnologie Cad-Cam. Anche il dente sottoposto a trattamento endodontico viene oggi ricostruito con metodiche più conservative, paragonabili a quelle utilizzate in elementi dentari vitali (1).
I materiali di elezione per questi tipi di restauri sono senza dubbio le resine nanoceramiche e le vetroceramiche a base di disilicato di litio. Entrambi i materiali possono essere lavorati sfruttando la tecnologia Cad-Cam, che garantisce la standardizzazione della qualità del manufatto finale, escludendo ad esempio la presenza di bolle o impurità che potrebbero diminuire drasticamente i valori di resistenza del restauro. La progettazione Cad consente inoltre all’odontotecnico di controllare parametri fondamentali quali spessori e fitting del manufatto protesico finale.
A completare il flusso di lavoro digitale, viene in aiuto al professionista la rilevazione dell’impronta mediante scansione intraorale. L’impronta ottica, oltre a migliorare il comfort del paziente e a ridurre i costi e i tempi dei trattamenti, elimina molte problematiche legate ai materiali utilizzati (presenza di bolle d’aria, stirature, contrazione, espansione). La possibilità di ingrandire sullo schermo pressoché all’infinito il margine della preparazione e di poter marcare lo stesso da parte dell’odontoiatra, prima di inviare il file dell’impronta al laboratorio, si traduce in un aumento significativo dei livelli di precisione delle chiusure del manufatto protesico finale (2). L’impronta ottica consente inoltre al professionista di attuare l’archiviazione immediata di tutte le informazioni protesiche del paziente e, ancora più importante, rappresenta per il dentista uno stimolo a lavorare con maggiore accuratezza. Le preparazioni e la gestione dei provvisori, infatti, vanno curate con attenzione, poiché lo scanner non legge i margini in caso di sanguinamento.
Caso clinico
La paziente si presenta alla nostra osservazione con sintomatologia pulpitica a carico di 1.4; viene quindi eseguita terapia canalare d’urgenza (fig. 1). Vista l’esigua quantità di tessuto dentale residuo e l’interessamento dell’elemento dentario nella guida di gruppo durante i movimenti di lateralità, si decide di eseguire un overlay (3). La preparazione viene dettata dai principi di minima invasività e dalle capacità meccaniche del materiale scelto (disilicato di litio).
Si procede quindi al posizionamento della diga di gomma, alla mordenzatura con acido ortofosforico al 37%, all’applicazione di primer e bonding e al build-up con composito nanoibrido. Il build-up ha la funzione di dare un sigillo allo spazio endodontico, di limitare la perdita di tessuto dentale, andando a riempire i sottosquadri, e di rafforzare la struttura dentale residua.
In questo caso, inoltre, viene eseguita la rilocazione cervicale del margine distale, che permette di portare il margine interprossimale da sotto a sopragengivale tramite incrementi di resina composita (4). Questa tecnica presenta grandi vantaggi, quali facilitare la presa dell’impronta e il posizionamento della diga di gomma, migliorare le procedure di cementazione e permettere la verifica dell’adattamento del restauro a livello interprossimale (5).
A questo punto si esegue la rifinitura dei margini smaltei con una fresa a grana fine (fig. 2).
Rimossa la diga di gomma ci si accerta che i margini della cavità siano netti e accessibili, che non ci siano sottosquadri, che non ci sia contatto tra i margini della preparazione e i denti adiacenti e che ci sia uno spazio occlusale adeguato al materiale scelto per il restauro adesivo. Si procede quindi al rilevamento dell’impronta mediante IOS (Planmeca Emerald) (fig. 3).
Il file STL della scansione intraorale viene inviato al laboratorio, che procede alla progettazione Cad tramite software dedicato (PlanCAD) (fig. 4). Viene inoltre stampato un modello in resina dell’arcata del paziente. L’overlay viene fresato in disilicato di litio (E.Max Ivoclar Vivadent) tramite fresatore (Planmeca Planmill 40S). Si procede alla colorazione, alla glasatura e infine alla cristallizzazione.
A questo punto viene eseguita la prova di fitting dell’overlay, che dimostra un altissimo grado di precisione, sia marginale sia a livello dei punti di contatto interprossimali (figg. 5 e 6).
Si procede quindi alla cementazione mediante composito nano ibrido, previa mordenzatura del disilicato di litio con acido fluoridrico al 5% (IPS Ceramic, Ivoclar Vivadent). Si rifiniscono i margini di cementazione (figg. 7 e 8) e, una volta rimossa la diga, si procede al controllo occlusale, che evidenzia contatti ottimali con l’arcata antagonista (fig. 9). Il restauro si integra perfettamente dal punto di vista estetico, anche grazie all’effetto camaleontico dei materiali utilizzati.
1. Sedrez-Porto JA, da Rosa WLdO, da Silva AF, Münchow EA, Pereira-Cenci T. Endocrown restorations: a systematic review and meta-analysis. Journal of Dentistry 2016;52:8-14.
2. Chochlidakis KM, Papaspyridakos P, Geminiani A, et al. Digital versus conventional impressions for fixed prosthodontics: a systematic review and meta-analysis. Journal of Prosthetic Dentistry 2016;116:184-190.
3. Dietschi D, Spreafico R. Evidence-based concepts and procedures for bonded inlays and onlays. Part I. Historical perspectives and clinical rationale for a biosubstitutive approach. The international journal of esthetic dentistry 2015;10:210-227.
4. Magne P, Spreafico RC. Deep margin elevation: a paradigm shift. Am J Esthet Dent 2012;2.
Autori:
> Umberto Marchesi, libero professionista a Pavia
> Greta Sala, libera professionista a Pavia
> Letizia Valceschini, studentessa Clopd all’Università di Pavia

Umberto Marchesi
Libero professionista a Pavia